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Nelle carte dell’inchiesta della Dda che ha portato a 14 arresti nell’area delle preserre vibonesi emergono anche i fatti legati alla strage di Gerocarne
VIBO VALENTIA – L’indagine che stamani, 21 giugno 2024, ha portato a 14 arresti, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotta dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Vibo Valentia, si è sviluppata mediante attività tecnica, servizi di Oco per i riscontri “sul campo”, acquisizioni e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri, e anche con l’attivazione degli strumenti della cooperazione internazionale, tra cui la Squadra Investigativa Comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.
Gli elementi indiziari acquisiti hanno consentito di delineare il protrarsi, nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell’operatività, nell’area delle “Preserre” vibonesi, della cosca di ‘ndrangheta ricompresa nel “locale dell’Ariola”. Attiva con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania. La gravità indiziaria ha riguardato l’attuale assetto del sodalizio. Determinatosi dopo un cruento scontro con un altro gruppo, nell’alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti durante la detenzione. Dimostrando in tal modo la capacità di penetrazione della ‘ndrina all’interno degli istituti carcerari.
LE INDAGINI SULLA STRAGE DI GEROCARNE
In tale contesto, la gravità indiziaria ha riguardato anche il triplice omicidio commesso il 25 ottobre 2003 a Gerocarne in provincia di Vibo Valentia. Noto come “Strage dell’Ariola” l’episodio è inserito all’interno di una lunga faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l’egemonia criminale sul territorio. In quella occasione furono uccisi Francesco e Giovanni Gallace, titolari di un’impresa di movimento terra che stava effettuando dei lavori nella frazione di Ariola.
I due si trovavano su un fuoristrada con due loro dipendenti, Stefano Barilaro e Antonio Chiera, quando vennero crivellati da 140 colpi di fucili semiautomatici, sparati da un commando uscito dalla boscaglia adiacente alla strada comunale che collega la Statale 182 alla frazione Ariola. Il fuoco fu aperto quando il mezzo giunse in una curva, seguita da una piccola salita. L’unico sopravvissuto fu Antonio Chiera, che riuscì a salvarsi gettandosi oltre a una staccionata, lasciandosi cadere in un canalone. Non ebbe la stessa fortuna Barilaro: trasportato in ospedale a Catanzaro, morì a causa delle ferite riportate.
Contestualmente, all’esecuzione della ordinanza cautelare si è dato esecuzione a plurimi decreti di perquisizione nei confronti di ulteriori soggetti per i quali si è ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite investigate, alcuni dei quali dimoranti in altre regioni del territorio nazionale (Abruzzo e Piemonte) e taluni anche in Svizzera, procedendosi per questi ad attivare gli strumenti della cooperazione internazionale.
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