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Il luogo della strage di Nicotera

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Ergastolo nel nuovo processo d’Appello a Ciko Olivieri per il duplice omicidio e triplice tentato omicidio noti come strage di Nicotera


VIBO VALENTIA – ERA il 10 gennaio del 2023 quando la corte di Cassazione, accogliendo il ricorso formulato dall’avvocato Francesco Schimio e dal collega Giovanni Piccolo, aveva annullato con rinvio ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, la sentenza all’ergastolo emessa il 15 novembre del 2021 nei confronti di Francesco Giuseppe Olivieri, detto “Ciko”,
accusato degli omicidi di Michele Valarioti e Giuseppina Mollese, avvenuti nel pomeriggio dell’11 maggio del 2018 a Nicotera Marina (nel corso del quale rimasero ferite altre tre persone).

La decisione dei supremi giudici era mirata a far sì che si stabilisse se il 39enne di Preitoni di Nicotera, all’atto della commissione dei delitti, fosse in grado di intendere e volere. Adesso però il nuovo processo non ha cambiato le sorti giudiziarie dell’imputato. Nei suoi confronti viene confermato il carcere a vita da parte della Corte d’Assise di Appello di Catanzaro. E questo perché la nuova perizia psichiatrica disposta dai giudici di secondo grado ad opera del medico-legale legale Giulio Di Mizio ha stabilito che Olivieri al momento della commissione dei delitti fosse pienamente capace di intendere e volere.

STRAGE DI NICOTERA, ERGASTOLO CONFERMATO, NULLA DA FARE PER LA DIFESA DI OLIVIERI

Nulla da fare quindi per la difesa. Nel proprio ricorso in Cassazione aveva evidenziato come nel primo processo d’Appello, la Corte non avesse “fornito una chiara rappresentazione degli elementi di fatto considerati nella propria decisione, ed in particolar modo delle ragioni per cui ha ritenuto convenire con il perito Rossi che divergeva fortemente con il perito Polito”. In più, si metteva in evidenza come la sentenza di secondo grado “ignorasse totalmente la differenza tra la capacità di intendere o di volere ed anzi non le ha valutate affatto ritenendole presenti al momento del fatto. Se la Corte ha, incensurabilmente motivato sulla capacità d’intendere dell’imputato, non altrettanto ha fatto in ordine alla capacità di volere”.

Inoltre, sempre a parere della difesa, la Corte “avrebbe dovuto escludere la aggravante della premeditazione per l’incompatibilità con il vizio parziale di mente”. Infine, in ordine alla mancata concessione delle attenuanti, la difesa aveva evidenziato come in assenza di elementi di segno contrario prevalenti, i giudici avrebbero “dovuto valorizzare la personalità del reo (la gravità psichiatrica), la spontanea presentazione presso il carcere di Vibo Valentia, la piena ammissione di responsabilità fin da subito e la ricostruzione di tutti gli accadimenti”. Anche la motivazione in punto di determinazione della pena edittale era stata giudicata illogica.

LE VITTIME UCCISE IN CASA, IN TRE SI SALVARONO PER MIRACOLO IN UN BAR

Gli omicidi di Michele Valarioti e di Giuseppina Mollese sono avvenuti nelle rispettive abitazioni. Mentre altre tre persone erano riuscite a salvarsi nel corso della sparatoria avvenuta nel bar di Limbadi appena pochi minuti prima della mattanza. Un’azione di morte che Olivieri non è riuscito a completare per l’intervento dei carabinieri: sulla sua lista ci sarebbero state infatti almeno altre tre persone.

Dopo il fatto, l’imputato si era nascosto per tre giorni nella fascia costiera e nell’immediato entroterra vibonese, ma verso le 23 del 14 maggio si era presentato al carcere di Vibo per costituirsi ed essere interrogato, rivelando che il raid di morte rappresentava di fatto una vendetta verso quei personaggi che avevano avuto a che fare, secondo la sua personale interpretazione, con la morte di un fratello, avvenuta anni addietro.

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