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Gilberto Floriani

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Caso Sistema Bibliotecario Vibonese, il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di arresto ai domiciliari nei confronti di Gilberto Floriani e Valentina Amoddeo


VIBO VALENTIA – Ordinanza cautelare annullata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro nei confronti dell’ex direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, Gilberto Floriani, e della direttrice amministrativa dell’ente culturale, Valentina Amaddeo. Il collegio, presieduto dal giudice Mariarosaria Migliarino (a latere Barbara Elia e  Andrea Odierno) ha così accolto il ricorso presentato dagli avvocati Giosuè Monardo e Giovanni Vecchio per conto della Amaddeo e dei legali Giacinto Inzillo e Danilo Iannello nell’interesse.

Entrambi gli indagati si trovavano ristretti in regime di arresti domiciliari a seguito del blitz eseguito la mattina del 21 maggio 2024, dalla Guardia di finanza e Polizia Municipale di Vibo, sotto il coordinamento della Procura ordinaria che aveva disposto nei loro confronti il sequestro preventivo di una somma di 230mila euro.

IL RIESAME HA ANNULLATO L’ARRESTO DI FLORIANI E AMODDEO

Nei loro confronti – e di quelli dei tre figli dell’ex direttore del Sbv, Emilio, Gabriele e Giuseppe, indagati a piede libero – gli inquirenti muovono l’accusa di peculato in quanto le indagini avrebbero permesso di appurare come i due dirigenti dell’ente pubblico  si sarebbero appropriati, nel tempo, di ingenti somme di denaro – pari all’importo sequestrato – destinandole, tra l’altro, a propri congiunti mediante il conferimento diretto di incarichi in palese conflitto di interesse, eludendo le disposizioni normative in materia di accesso al pubblico impiego. 

L’analisi della documentazione amministrativa ha fatto emergere che, negli anni, l’ente ha approvato bilanci senza sottoporli al vaglio di un apposito Revisore dei Conti, figura mai nominata. I bilanci, inoltre, risulterebbero essere “manipolati” al fine di dare false informative economico-finanziarie, attraverso una rappresentazione fuorviante della situazione reale. La gestione illecita della cosa pubblica, così realizzata, ha portato al dissesto dell’ente che nel periodo preso in esame ha maturato una situazione debitoria quantificata in circa 700.000 euro.

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