Il tribunale di Vibo Valentia
4 minuti per la letturaTempi troppo lunghi per la giustizia al tribunale di Vibo, gli avvocati sono in stato di agitazione: lentezza esasperante in tutti i settori
VIBO VALENTIA – “Il “Sole 24 ore” riporta che la lunghezza media delle cause civili è di 800 giorni? Ma magari fosse realmente così. Festeggeremmo in quel caso!”. Franco De Luca sorride amaro nel commentare il dato esposto dal noto quotidiano economico sulla qualità della vita dei capoluoghi italiani sotto la voce “giustizia”. “Nella migliore delle ipotesi ci vuole quasi il triplo, sempre in media, per definire una causa civile”. Quindi come si spiega questa differenza? Per il presidente dell’ordine degli avvocati vibonesi potrebbe essere stato l’inserimento di altre variabili, quali i ricorsi per decreto ingiuntivo che vengono evasi in 40 giorni. “Altrimenti non si spiega”, commenta ancora. Ed è questa, solo la punta dell’iceberg in cui naviga a vista e alla deriva la giustizia vibonese.
Sì perché non è solo il civile ad avere difficoltà ma anche Lavoro e previdenza, giudice di pace e neanche il penale se la passa meglio. Problema di risorse umane, di organizzazione, ma anche di lentezza degli stessi magistrati a trattenere in decisione una causa. In non pochi casi passano anche diversi mesi, se non qualche anno. Gli avvocati di Vibo – che devono risponderne ai propri clienti – sono in agitazione perché sono arrivati al limite della sopportazione (a dire il vero lo hanno superato da un po’). Ma il senso di responsabilità li ha comunque indotti a non mettere in campo azioni eclatanti, cercando costantemente il dialogo con i vertici di Tribunale e Procura che però poco possono fare in questo marasma. Dialogo che spesso è stato costruttivo ma senza mutare molto la situazione.
Ecco perché l’Ordine ha deciso di alzare il tiro e rivolgersi non più e non solo al Csm e alla Corte d’Appello ma anche al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e alla premier Giorgia Meloni annunciando lo stato di agitazione e ventilando anche azioni di protesta più incisive. “La situazione è drammatica – commenta ancora De Luca – che abbiamo evidenziato numerose volte al presidente del Tribunale. Una delle maggiori sofferenze si verifica nella sezione Previdenza e lavoro. Qui le cause dovrebbero concludersi entro un anno ma ovviamente non è così. Nonostante ci sia chi riesce ad evaderne in numero maggiore rispetto ai colleghi è chiaro che si tratta di una goccia nell’oceano. E fino a marzo 2024 non si potrà formare un Collegio nel civile. C’è stato Rinascita-Scott a cui sono stati destinati magistrati ma si doveva prevedere un ricambio che non è avvenuto”.
E sull’agitazione e sulle difficoltà in cui versano gli avvocati a Vibo, De Luca racconta una vicenda che lo riguarda personalmente. “È ancora in decisione un procedimento, innanzi al tribunale ordinario, per un ragazzo di 28 anni morto in ospedale, che viene rinviato sistematicamente, e siamo alla quarta volta, nonostante una consulenza positiva. Non si fanno più usucapioni a Vibo. Ma, dico io, cosa ci vuole per decidere? Sa quante iscrizioni ci sono al Giudice di pace perché i giudici che sono andati via non sono stati sostituiti? Ben 7000”.
Vox clamantis in deserto, dunque, quella della categoria degli avvocati vibonesi. Avvocati che stanno organizzando “un blitz” al ministero per chiedere il completamento definitivo delle piante organiche. Auspicando che “non inviino qui sempre e solo figure di prima nomina perché sappiamo benissimo che questo non è un territorio facile. Non può valere il “battesimo del fuoco” se di mezzo c’è da decidere la sorte delle persone. Bisogna avere magistrati già formati, con una certa esperienza. Se poi si sceglie di mandare i più giovani allora si faccia in modo che vengano affiancati all’inizio dai colleghi più navigati. Perché i meccanismi della giustizia sono complessi e non si può mandare allo sbaraglio chi ha appena superato l’esame in magistratura”.
Il presidente dell’Ordine ricorda poi di aver avanzato alcune proposte. Tra queste quella di istituzione di un registro nel quale i giudici dovevano scrivere e motivare perché non prendevano in decisione in procedimento civile. “Non è legittimo chiedere spiegazioni visto che non sono pochi i casi in cui se ne decide una al giorno? Non è legittimo domandare perché si prendono solo 3 cause su 40, rinviando le restanti? Se devono passare 10-15 anni per definire una causa, la gente, che vede mortificata la sua voglia di giustizia, si domanda inevitabilmente che senso abbia rivolgersi a un Tribunale. E il civile è importante quanto il penale. Perché riguarda la vita comune delle persone, tipo un regolamento di confini di proprietà, di eredità di beni e quant’altro. Ma quando le udienze si trascinano per anni, può succedere anche che sfocino in tragedia. Le cronache, d’altronde, sono piene di simili notizie”.
Una giustizia ingolfata, dunque, ma una soluzione, secondo De Luca, potrebbe essere l’iniziativa del ministro Nordio. Iniziativa finalizzata a valutare i vari magistrati per stabilire chi è idoneo e chi no a seguire un determinato settore, spostando ad altra sezione quest’ultimo. “Ritengo sia una cosa positiva perché se un Pm non è in grado di svolgere il proprio lavoro adeguatamente allora deve essere destinato altrove”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA