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Luigi Mancuso

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Il villaggio turistico Sayonara di Nicotera in mano al clan Mancuso e il ruolo assunto dal boss Luigi durante il summit sulle stragi tra mafia e ‘ndrangheta

VIBO VALENTIA – È il villaggio in cui all’inizio degli anni ’90 si svolse quel summit tra le famiglie calabresi di ’ndrangheta ed emissari di Cosa nostra per stabilire se le prime avrebbero appoggiato la strategia stragista della mafia. Numerosi pentiti hanno raccontato quell’episodio che fece emergere su tutte la figura di Luigi Mancuso che parlò per i clan calabresi declinando la proposta di aderire ai desiderata degli emissari inviati da Totò Riina.

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È il “Sayonara”, struttura ricettiva che costeggia il litorale di Nicotera marina e che “riveste un particolare interesse sin dagli anni ’90, poiché considerato storicamente come la struttura della cosca Mancuso di Limbadi, luogo sicuro e protetto nel quale esponenti criminali hanno soggiornato nei periodi di latitanza e hanno svolto in tutta tranquillità anche veri e propri summit mafiosi”. Come si diceva, diversi collaboratori di giustizia (Franco Pino, Umile Arturi, Gaetano Albanese, Carmelo Grotteria, Giacomo Lauro e Carlo Vavalà, ma anche altri) hanno riferito della riconducibilità villaggio alla predetta famiglia di ‘ndrangheta sin dagli anni ’90, narrando di più incontri riservati, avvenuti al suo interno tra esponenti di Cosa Nostra siciliana e di ‘ndrangheta.

I SUMMIT AL SAYONARA TRA MAFIA E ‘NDRANGHETA TENUTI IN CALABRIA DAL 1991 AL 1993

“Detti incontri – osservano gli investigatori della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Imperium – si sono tenuti in Calabria: alcuni già nel 1991 ed altri subito dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati siciliani Giovanni Falcone Giovanni e Paolo Borsellino. I summit si sarebbero tenuti nelle stagioni 1991/1992 e 1992/1993 a Nicotera Marina, proprio all’interno del Sayonara, controllato dalla famiglia Mancuso, legata a quella dei Piromalli, quest’ultima egemone nella piana di Gioia Tauro. Quale oggetto di questi summit, la mafia siciliana avrebbe proposto alla ‘ndrangheta calabrese l’adesione alla cosiddetta strategia stragista”.

Per interloquire con Cosa Nostra furono chiamati a partecipare tutti i capi delle varie famiglie di ‘ndrangheta, da Cosenza a Reggio Calabria. Sulla scorta delle risultanze investigative sino ad oggi note, la posizione di Luigi Mancuso, quale esponente “apicale dell’omonima Cosca, fu quella di non aderire apertamente alla politica stragista dei Corleonesi, per non attirare l’attenzione istituzionale”.

LA GESTIONE DELLA STRUTTURA DAL 2010 IN POI

Negli anni 2010-2015 la struttura è andata in gestione, a cura della curatela fallimentare, prima alla società Sayonara Club Srl, riconducibile ai figli dei soci della fallita Sayonara Srl. Ma a seguito delle “inadempienze della nuova realtà, nel 2016 la curatela fallimentare aveva assegnato la gestione alla neo costituita società Suvillaggio Srl. il cui iniziale amministratore e socio unico era Alessandro Zamparelli. Il 30 ottobre di quell’anno, a quest’ultimo subentrava Antonio Ranieli (“Tonuccio”), socio e amministratore della fallita Sayonara Srl”. Tuttavia, già nel novembre 2016, Assunto Megna, ritenuto fiduciario di Luigi Mancuso, aveva avviato  contatti telefonici con “Alpitour”, per verificarne la disponibilità alla gestione della struttura, formalmente estraneo alla compagini societarie delle imprese afferenti al Villaggio Sayonara”.

È questo rappresenta per la Dda uno snodo centrale dell’attività di indagine: poiché gli elementi intercettivi raccolti “consentiranno di riscontrare il dichiarato di numerosi collaboratori di giustizia che già in epoca risalente avevano riferito che struttura ricettiva fosse in mano ai Mancuso”.

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