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Una veduta di Capo Verde

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Operazione Imperium messa in luce dagli inquirenti l’ascesa economica di Assunto Megna con affari sparsi tra Spagna, Argentina e Capo Verde

VIBO VALENTIA – Assunto Megna, commerciante ittico di Nicotera tra i 4 fermati nell’operazione Imperium, era una persona dalle grandi vedute imprenditoriali e questo lo aveva portato a tessere una vasta rete di contatti, anche esteri, e a consolidarla negli anni. Non si è limitato alla sola Argentina ma ha spinto lo sguardo tanto in Spagna quanto addirittura in Africa, per la precisione nella repubblica di Capo Verde, arcipelago nell’Atlantico.

Ed è proprio il figlio Pasquale, collaboratore di giustizia da qualche mese, a riferire che tali attività avviate dal genitore si occuperebbero della lavorazione del tonno.

IMPERIUM, L’INVESTIMENTO DI MEGNA A CAPO VERDE

«Mio padre ha aperto una attività a Capoverde, in società con delle persone di cui non mi ha indicato il nome, avviando un capannone per la lavorazione del tonno e, procedendo all’acquisto o all’affitto di alcune imbarcazioni utilizzate per la pesca del tonno. Di questa vicenda sono venuto a conoscenza per puro caso, al momento in cui ha avuto inizio la pandemia. In quell’occasione, mio padre mi disse che da un anno o un anno e mezzo circa aveva avviato quell’attività e che a causa del Covid stava avendo delle difficoltà. In seguito, in occasione di suoi viaggi a Capoverde, mi ha anche mandato dei video e delle foto del capannone, ma non so dire quale sia il nome della società o se ci sia una insegna. Mi ha anche portato un cappellino da Capoverde».

Come detto Assunto Megna aveva l’occhio “lungo” e questo lo avrebbe portato anche a frequentare degli ambasciatori di Paesi esteri sia europei che, anche in questo caso africani. Ed è sempre il figlio a raccontare la circostanza alla Dda. «Mi viene chiesto di riferire in merito agli ambasciatori, frequentati da mio padre, di cui parlo negli appunti del 4 marzo 2023. Nel merito ricordo di aver conosciuto tale Don Aleandro, della Guinea Equatoriale, e tale Eugenio, che dovrebbe essere l’ambasciatore italiano in Romania (trattasi di un uomo robusto, che ha sposato una brasiliana, da cui ha avuto un figlio e che forse è originario di Venezia)».

I RAPPORTI CON FUNZIONARI STRANIERI E LUNI MANCUSO

«Non so dire se mio padre abbia mai presentato queste persone a Luni “l’ingegnere” posso tuttavia aggiungere che lui viaggiava spesso per lavoro: andava in Spagna per trattare di pesce spada, in Marocco per il polipo e in Argentina per il gambero. Andava anche in Guinea. Inoltre, prima del covid, so che mio padre ha aperto un capannone utilizzato per custodire le tonnare, insieme a delle persone. Tra queste vi era un socio, che viveva nell’isola di Capoverde. Ricordo che, una volta, questo socio è venuto qui a trovarlo».

A riscontro delle dichiarazioni di Pasquale Megna, con riferimento ai rapporti intrattenuti dal padre con i soggetti indiati come tale “Don Aleandro” e “tale Eugenio”, gli investigatori dell’Arma di Joppolo hanno svolto un’attività di appostamento che ha portato ad identificare compiutamente i due soggetti in Eugenio Caligiuri, nato a Sydney (Australia) a quel tempo indicato come  Console Onorario, iscritto all’Aire dal 1983 e Don Leandro Mbomio Nsue, nato a Mbea-Nsomo (Repubblica della Guinea Equatoriale) che ricopriva in quel periodo la carica di “Presidente del Consiglio di Investigazione Ct”.

Gli inquirenti hanno accertato che i due sono stati notati il 23 giugno 2007, presso l’“Hotel Cliffs” di Joppolo. Avvistamento avvenuto in occasione della Manifestazione “Premio Calabria che Lavora”. Durante la cena organizzata per l’occasione sedevano al tavolo con lo stesso Megna. Inoltre, il giorno successivo, l’indagato era stato nuovamente notato a cena, sempre nel medesimo hotel, unitamente ai due cittadini stranieri (entrambi non indagati).

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