Il Comune di Filandari, in provincia di Vibo Valentia
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VIBO VALENTIA – Vi sarebbe stato il condizionamento dei clan di ’ndrangheta alle elezioni amministrative al Comune di Filandari del giugno 2018. Lo scrivono gli investigatori della Dda di Catanzaro rilevando come questo sia desumibile da una serie di acquisizioni tecniche derivanti dal procedimento “Rinascita-Scott” nonché dal compendio intercettivo acquisito in quest’ultima inchiesta. Risultanze che, come detto, hanno “incontrovertibilmente sancito come l’amministrazione comunale di Filandari sia stata favorita e supportata da esponenti della criminalità organizzata”.
Gli elementi emersi in “Rinascita-Scott”
In Rinascita era emersi alcuni contatti intrattenuti da Orazio Lo Bianco con soggetti ritenuti intranei alla «consorteria di ’ndrangheta di Filandari, tra i quali Michele Guerrera cognato di Leone e Gaetano Soriano». In una conversazione tra i primi due sarebbero quindi emerse “palesi ingerenze della ’ndrangheta” sulle consultazioni elettorali del 2018 (con la presenza di ben 4 liste un paese con neanche 4000 abitanti) il cui esito portò all’elezione a sindaco di Maria Rita Fuduli, a capo della lista civica “Con e per la gente” battendo le rivali “Il coraggio di cambiare”, capeggiata da Mannina Grasso, “Insieme per Filandari” guidata da Francesco Antonio Artusa, e nipote di Guerrera, e “Orgoglio e Libertà”, con a capo Francesca Saccà.
Il giorno dello spoglio Lo Bianco aveva ricontattato Guerrera per chiedere informazioni sull’esito elettorale e quest’ultimo gli aveva risposto che «aveva vinto una donna posta a capo di un’altra lista elettorale nonostante i propri congiunti avessero riportato un considerevole numero di voti (“Come poteva vincere mio nipote? Se facevano la lista unica con quell’altro, vincevano loro”)». Lo Bianco, appreso il nome del nuovo sindaco, tuttavia non mancava di manifestare una serie di sospetti in quanto «riteneva molto strano che un candidato proveniente da un altro paese fosse riuscito a battere la compagine della famiglia Guerrera (“da Mileto si presenta l e ha vinto?”)». La risposta dell’interlocutore era stata molto criptica e lasciava intendere come la stessa non poteva essere riferita per telefono, accordandosi di incontrarsi di persona per discuterne ed evidenziando come vi fosse alla base una presunta condotta illecita (“Qui c’è la grande matassa in giro.. poi.. quando siamo vicino ti spiego e ti dico com’è”).
Lotta “elettorale” tra i due clan
I due si erano dati pertanto appuntamento a breve a casa della madre di Guerrera e tale incontro era stato intercettato dai carabinieri. Quest’ultimo ribadiva che il proprio nipote Francesco Antonio Artusa non avrebbe potuto vincere le elezioni nonostante la figlia Teresa Guerrera avesse conseguito un consistente numero di voti, in quanto “con le altre liste che hanno fatto si sono divisi i voti”.
Le convinzioni del padre di quest’ultima sarebbero state dettate dalla consapevolezza che qualora il proprio nipote avesse aderito ad un’unica lista elettorale con la Fuduli sarebbe riuscito con certezza ad essere eletto (Michele: “se faceva la lista insieme saliva”; Orazio: “Ma lui si doveva mettere insieme a lei e faceva il vice sindaco”) ma lo stesso aveva rifiutato tale ipotesi. Al che la domanda di Lo Bianco era sorta spontanea (“Ma è collegata con la ‘Ndrina?”) e la risposta di Guerrera era stata alquanto esaustiva: “Dice che c’era Cichello nel mezzo con Accorinti”, identificati in Domenico Cichello e Giuseppe Antonio Accornti, ritenuti rispettivamente quali sodale e vertice della consorteria di ‘ndrangheta operante a Zungri, con influenza anche nei territori limitrofi come per l’appunto Filandari. Tale situazione aveva finito con accentuare i contrasti tra la consorteria rivali dei “Soriano” e quella di “Accorinti”, al punto che la prima avrebbe programmato l’eliminazione fisica di Peppone, sin quando non era stato tratto in arresto.
L’influenza degli Accorinti
Le acquisizioni tecniche avevano dunque evidenziato come proprio l’andamento delle consultazioni elettorali siano state condizionate da Accorinti e Cichello a discapito proprio della componente dei Soriano e tali circostanze hanno trovato riscontro nella presente inchiesta. In particolare, in una conversazione intercettata tra il boss di Zungri, Michele Galati e Francesco Mangone dapprima con un soggetto chiamato “compare Cola” (in fase di identificazione) e poi con Cichello, “si evincono un chiaro interesse degli stessi nelle elezioni comunali di Filandari” e lo stato d’animo di Accorinti il quale era manifestamente agitato su chi potesse vincere la sfida nonché preoccupato del fatto che la terza persona avesse pochi voti. Inoltre l’affermazione di Cichello (“Gli avevo detto io… ci vuole un altro candidato… così ne abbiamo due… qua del paese!”) è una “chiara ed evidente dimostrazione della sussistenza di manovre politiche e dell’intenzione da parte dei summenzionati di assumere ad ogni costo il controllo dell’amministrazione”.
Gli stessi interlocutori manifestavano poi la “preoccupazione sull’eventuale nomina a sindaco di alcuni candidati, ed in particolare di Mannina Grasso e del cosiddetto “pompiere” (riferendosi ad Artusa che ha legami di parentela con i Soriano, acerrimi rivali di Accorinti). Inoltre l’affermazione di Cichello (“I voti devono venire da noi!”) è una chiara e inconfutabile prova del loro interesse a far sì che le elezioni vengano vinte da persone prescelte da loro come – per quanto emerso nella conversazione tra Guerrera e Lo Bianco – la stessa Fuduli, vincitrice del suffragio e attuale Sindaco di Filandari”. Ad avvalorare quanto dichiarato da questi ultimi, è il fatto che la lista civica del sindaco eletto avesse tra i candidati alcuni soggetti “con legami di parentela proprio con Cichello”.
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