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Il Vibo Center

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Dirigenti, dipendenti comunali di Vibo Valentia, e progettisti del Vibo Center iscritti nel registro degli indagati per omissione e altro

RUOTA attorno agli oneri di urbanizzazione e al cambio di destinazione d’uso l’indagine che la Procura di Vibo Valentia, nella persona del sostituto Corrado Caputo, ha delegato alla Guardia di Finanza e che ha portato ad iscrivere a suo tempo nel registro degli indagati i nomi di quattro persone: due funzionari del Comune capoluogo di provincia (uno dei quali in pensione) e altrettanti progettisti.

COSTRUZIONE VIBO CENTER 4 INDAGATI, ECCO CHI SONO

Si tratta nello specifico di Adriana Teti, 66 anni, di Vibo, dirigente di Palazzo Luigi Razza; dell’ex dipendente Renato Facciolo, 70 anni, di Vibo, al tempo in servizio all’ufficio Urbanistica del municipio, di Ippolito Costabile, 53 anni, e Monia Metallo, 54 anni, entrambi di Rende (Cs). A loro, nei giorni scorsi, gli inquirenti hanno notificato l’avviso di conclusione delle attività investigative.

L’indagine riguarda nello specifico il piano seminterrato del Vibo Center, sito in località Aeroporto e le condotte contestate vanno dal novembre del 2017 al febbraio del 2020.

LE ACCUSE RIVOLTE AGLI INDAGATI PER LA COSTRUZIONE DEL VIBO CENTER

Andando nel particolare delle contestazioni mosse dall’Ufficio requirente ecco le singole posizioni. I due progettisti, in concorso tra loro, avrebbero “asseverato – nella “Scia” (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), del 7 novembre 2017 acquisita lo stesso giorno al Comune di Vibo – con la sottoscrizione degli atti progettuali, il cambio di destinazione dei locali siti al piano seminterrato del centro commerciale che costituiva un aumento di superficie in totale difformità agli strumenti urbanistici vigenti”.

All’ex dipendente Facciolo, incaricato di istruire la Scia in questione, viene contestato di aver “agevolato la società Sgc Srl consentendole un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nella trasformazione illecita dell’area adibita a parcheggio del Vibo Center in aree di vendita”. Ma anche di essersi “astenuto dall’emettere un provvedimento di annullamento, consentendo, in tal modo, la realizzazione di opere abusive” per le quali si procede separatamente.

Lo stesso, inoltre, “con le sue condotte omissive – si legge ancora nell’avviso di conclusione indagini – si asteneva di far rilevare alla società che aveva presentato la Scia l’esiguità degli oneri di costruzione che la stessa aveva versato a favore del comune, pari a 2.070 euro, quale causale, e 82 euro per i diritti di segreteria”; importo ritenuto dagli investigatori inferiore a quanto dovuto ma che la stessa Guardia di Finanza non ha quantificato “per l’evidente condotta ostruzionistica posta in essere dai responsabili dell’Ufficio Urbanistica nel confronti della stessa”.

L’ACCUSA A TETI DI AVER FAVORITO GLI ALTRI INDAGATI

Alla dirigente Teti, a capo del settore Urbanistica e pianificazione territoriale, poi, l’accusa di aver favorito le condotte degli altri indagati in quanto avrebbe “omesso di emettere i provvedimenti di annullamento della Scia e di ingiunzione di demolizione, astenendosi, altresì, nella sua qualità di pubblico ufficiale di denunciare all’autorità giudiziaria le omissioni – è riportato ancora nell’atto a firma del pm Caputo – e gli abusi perpetrati dal dipendente Facciolo nel mancato annullamento della Scia, ritardando, nel contempo, la comunicazione alla polizia giudiziaria degli esiti degli accertamenti tecnici che hanno fatto emergere gli abusi edilizi accertati”. La stessa Teti, secondo la prospettazione accusatoria si sarebbe poi “astenuta, nonostante i solleciti verbali della Finanza, nel disporre la quantificazione degli oneri di costruzione dovuti al Comune dalla Sgc Srl”.

LA DETERMINA CHE AVEVA ANNULLATO LA SCIA

Questo, dunque, quanto consegna l’attività di indagine svolta dalle Fiamme Gialle del comando provinciale. Tuttavia, c’è da specificare che con nota protocollata del 19 giugno 2021 (e acquisita agli atti), la Teti aveva vergato una determina attraverso la quale, a seguito della richiesta di chiarimenti della stessa Finanza sulla conformità delle opere in questione agli strumenti urbanistici vigenti, si procedeva ad annullare la Scia. Provvedimento, questo, che poteva essere adottato esclusivamente da una figura dirigenziale. Contro quella decisione, poi, la società aveva presentato ricorso al Tar Calabria che l’aveva infine accolto.

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