Andrea Mantella
2 minuti per la letturaLa rivelazione del pentito Andrea Mantella al processo sugli omicidi in Rinascita Scott: «Se sono ancora vivo lo devo a Enzo Barba»
VIBO VALENTIA – ENZO Barba, alias “il Musichiere”, ritenuto elemento di punta dell’omonimo clan Lo Bianco-Barba, avrebbe salvato la vita al collaboratore di giustizia Andrea Mantella. La circostanza, inedita, l’ha raccontata lo stesso pentito nel filone degli omicidi del processo “Rinascita-Scott” che si sta celebrando dinnanzi la Corte d’Assise di Catanzaro in sede di controesame condotto dall’avvocato Vincenzo Gennaro, legale dell’imputato.
L’argomento era quello relativo all’uccisione di Filippo Gangitano i cui mandanti sarebbero stati, secondo il racconto dell’ex boss scissionista di Vibo, proprio Barba e il defunto capo della ‘ndrina vibonese, Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”.
Mantella ricorda che i suoi capi di allora (ancora non aveva lasciato la consorteria originaria) avevano mandato a chiamarlo. Il motivo era dirgli che il cugino doveva essere ucciso. «Al primo approccio Carmelo Lo Bianco era determinato ad andare fino in fondo. Enzo Barba un po’ meno, mentre invece poi successivamente quest’ultimo si era imbufalito abbastanza. Perché essendo il contabile del locale di Vibo Valentia, se non ricordo male, era stato convocato da Domenico Alvaro, alias Micu Scagghiuni, e gli avevano imposto questa cosa».
Alla fine «hanno decretato la morte di Gangitano, perché c’era una duplice causale: la sua omosessualità e la sua eventuale collaborazione con la giustizia».
LA RIVELAZIONE DI MANTELLA: «IO VIVO GRAZIE AD ENZO BARBA»
Del delitto, il pentito ha parlato diffusamente nell’udienza precedente a questa (e riportata sulle colonne del Quotidiano), ma a domanda su un suo possibile sentimento di astio nei confronti dell’imputato, Mantella ha replicato raccontando l’inedito.
«Allora, Avvocato, per me Enzo Barba è stata l’unica persona che mi ha difeso quando veramente dovevo subire degli attacchi» da parte di alcuni soggetti. Enzo Barba è stato colui che ha «scoperto che si erano appostati sotto casa mia in via Sant’Aloe, (due persone delle quali fa il nome ma che non sono indagate, ndr) per uccidermi. Allora è sceso a Vibo Marina, mi ha raggiunto sul lungomare, mi ha preso, mi ha messo nella sua macchina e mi ha accompagnato a casa in modo che non mi succedesse nulla. Io oggi a Enzo Barba lo ringrazio per avermi salvato la vita. Purtroppo, purtroppo per loro mi sono pentito, purtroppo per loro collaboro con la giustizia e purtroppo per loro io devo dire la verità, perché sono obbligato a farlo».
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