L'ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo
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VIBO VALENTIA – È uno dei maggiori imputati nel maxiprocesso “Rinascita-Scott”, ha sempre proclamato la propria innocenza, e per rafforzare quelle parole ha deciso di sottoporsi all’esame. Gianluca Callipo, ex sindaco di Pizzo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in abuso d’ufficio per omissione aggravato dalle finalità mafiose, ha ripercorso tutte le tappe che lo vedono coinvolto, rispondendo prima alle domande dei propri legali poi a quelle del pm della Dda, Annamaria Frustaci.
«Quando fui eletto sindaco, nel 2012, avevo 29 anni – ha esordito – ebbi una affermazione importante in termini di consenso elettorale e poi perché era stata un vittoria contro gli avversari erano gli storici politici, amministratori politici della città di Pizzo. Quello fu un momento di rinnovamento e quel mandato durò fino al 2017; poi mi ricandidai e vinsi le elezioni anche quell’anno e iniziai il secondo mandato che poi terminò nel dicembre del 2019 perché dopo l’operazione “Rinascita-Scott” mi dimisi da sindaco. Mi ritenevo un ottimo amministratore – ha affermato – e penso di esserlo stato. Svolgevo l’attività politica con passione e impegno e avevo aspirazione di proseguire nella carriera verso un impegno regionale o nazionale».
Razionale compare d’anello di Pulitano e Callipo non va al matrimonio
Altra circostanza raccontata dall’ex sindaco è stata quella della mancata partecipazione al matrimonio dell’amico Daniele Pulitano, per via della presenza di Saverio Razionale: “Ero stato invitato al matrimonio ma non vi partecipai perché due o tre giorni prima mi dissero che il compare d’anello di Daniele sarebbe stato Saverio Razionale, del quale un paio di mesi prima avevo sentito parlare come una persona che veniva collegata ad ambienti criminali. Senza entrare nel merito di questa cosa, mi posi il dubbio di chiedere informazioni a Daniele, cosa che feci due o tre giorni prima dell’evento recandomi presso il ristorante Isolabella dove lui lavorava all’epoca. Gli domandai se era vero che, appunto, il compare d’anello era Razionale e lui mi rispose di sì.
La prima volta che avevo inquadrato questa persona era stato alla promessa di matrimonio di Daniele, che si era svolta un paio di mesi prima qualcuno mi disse: “Sai chi è quella persona lì al tavolo con…”, c’erano altre persone di Pizzo che io invece conoscevo, io risposi: “No, non lo so”, “E Saverio Razionale, è un.”.. mi pare mi dissero “Un capo della ‘ndrangheta locale”, una cosa del genere, tant’è che io in quell’occasione siccome non ho mai voluto avere connessioni con soggetti che potevano essere anche ipotizzati come collegati alla ‘ndrangheta, a maggiore ragione se qualcuno li vedeva come tali, andai via prima della fine dei festeggiamenti di quella promessa di matrimonio”. Callipo chiese quindi conferma anche a Pulitano che rispose affermativamente: “A quel punto gli dissi che non avrei partecipato al matrimonio perché non ritenevo opportuno partecipare, poter essere accomunato a certe persone e quindi non andai, lo comunicai a mia moglie. Era dispiaciuto, lo ero anche io però poi non vi partecipai”, ha concluso aggiungendo di non aver mai conosciuto Gregorio Gasparro.
L’interessamento di Callipo per il Mocambo
E sull’accusa di interessamenti nella vicenda delle autorizzazioni di Polizia Municipale che dovevano essere rilasciate o che non erano valide etc. nei confronti e rispetto alla gestione della azienda Mocambo, il teste ha replicato affermando che “come avrei fatto per qualunque cittadino che mi poneva un problema, che mi chiedeva un interessamento nel senso di informarmi, di verificare come stava la situazione. L’interessamento che feci fu sempre quello di chiedere informazioni e di riportare informazioni, mai entrai nel merito degli atti che erano stati compiuti o che si sono poi compiuti e che possiamo ovviamente anche approfondire singolarmente se utile”.
La vicenda Renda
Callipo ha poi risposto alle domande degli avvocati Armando Veneto e Enzo Trungadi. Con quest’ultimo ha affrontato la vicenda della campagna elettorale per le Comunali del 2017 dove, secondo l’accusa, l’imprenditore Vincenzo Renda avrebbe offerto il proprio apporto e l’ex sindaco in cambio gli avrebbe dato il godimento di una porzione di arenile che invece era in capo ad un altro imprenditore, Eugenio Russo: “Durante lo svolgimento non ho mai chiesto supporto elettorale o voti all’imprenditore Renda né lui me l’ha mai offerto – ha evidenziato – Sapevo che era residente fuori Pizzo, non è mai stato residente qui e quindi non è un elettore napitino”.
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