Il momento dell'uccisione di Carmelo Polito
2 minuti per la letturaOmicidio Polito a San Gregorio d’Ippona, assolto Francesco Pannace
VIBO VALENTIA – Completamente ribaltato il verdetto rispetto al primo grado e assoluzione per l’imputato. Finisce così il processo d’Appello celebrato davanti la corte d’Assise di Catanzaro avente ad oggetto l’omicidio di Carmelo Polito, 48 anni, avvenuto l’1 marzo 2011 a San Gregorio d’Ippona che vedeva accusato il 36enne suo compaesano Francesco Pannace. Un delitto ripreso dalle telecamere della zona che hanno restituito una scena agghiacciante: ad assistere all’omicidio il figlio minorenne affetto da autismo.
In primo grado Pannace, assistito dagli avvocati Giovanni Puteri e Giuseppe Alvaro, era stato condannato al termine del processo in abbreviato alla pena del carcere a vita mentre ieri, come detto, i giudici hanno ribaltato il verdetto mandando assolto l’imputato.
Decisiva si è rivelata la perizia trascrittiva di una intercettazione richiesta sempre dalla difesa che aveva fatto riaprire l’istruttoria dibattimentale, e che ha portato a cambiare i termini della frase incriminata.
In buona sostanza, precedentemente la frase pronunciata da Pannace nel dialogo con un’altra persona (“Hai saputo? Mi hanno incastrato per l’omicidio Polito”) si era dimostrata dirimente ai fini della condanna, ma la nuova consulenza ha aggiunto un elemento di novità che si è rivelato decisivo evidenziando come la frase completa fosse “Hai saputo cosa si dice in giro? Che mi hanno incastrato per l’omicidio Polito”.
Una differenza sostanziale rilevata dagli avvocati Puteri e Alvaro che hanno inoltre evidenziato la discordanza delle dichiarazioni rese dai vari collaboratori di giustizia nonché l’assenza di certezze che l’autore del delitto fosse il proprio cliente soprattutto per la presenza di due elementi: la scarsa qualità delle immagini e il fatto che il presunto responsabile avesse il volto travisato da un passamontagna che ne ha reso impossibile il riconoscimento diretto.
Secondo la prospettazione accusatoria, Carmelo Polito sarebbe stato ucciso in quanto considerato un soggetto aggressivo e prepotente «solito ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo». Annoverava, tra l’altro, diversi precedenti penali per furto, rapina, omicidio e tentato omicidio.
La vittima sarebbe quindi stata giustiziata per uno schiaffo sferrato due anni prima allo zio del presunto killer e anche per dei “buffetti sulla guancia”, a mo’ di richiamo, dati in carcere a Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, considerato elemento del clan dei piscopisani.
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