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LAMEZIA – Com’era inevitabile, la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro sulla posizione di Luigi Mancuso inerente la ricusazione dei due giudici del Collegio di Rinascita-Scott – che prevederà l’avvio di un procedimento a parte per il boss di Limbadi – è stata al centro dell’udienza dibattimentale di stamani. Le difese – a partire da quella del presunto vertice del Crimine vibonese nella persona dell’avvocato Paride Scinica – hanno chiesto nuovamente l’astensione dei due giudici del Collegio ricusati (Brigida Cavasino, presidente, e Gilda Romano, a latere) e l’immediata sospensione del processo fino alla nomina di una nuova terna di magistrati. Giudici che hanno annunciato di aver presentato una nuova richiesta di astensione.

Come i più ricorderanno, nelle passate udienze, il presidente del Tribunale di Vibo aveva rigettato la seconda richiesta di astensione presentata dai giudici Cavasino e Romano e qualche giorno dopo era pervenuta la decisione della Corte d’Appello sulla ricusazione di Mancuso. In tutto questo si era inserita la richiesta degli avvocati della totalità degli imputati di Rinascita, di chiedere la nullità degli atti processuali a partire dal 5 marzo 2021, data in cui erano state depositate le motivazioni del processo “Nemea”, poi confluite nel maxi-processo nelle quali i due magistrati in questione avevano espresso un giudizio sia sul boss Giuseppe Antonio Accorinti, ritenuto a capo della ’ndrina di Zungri, e dello stesso Mancuso, divenendo quindi incompatibili con la prosecuzione del dibattimento. Da qui lo stralcio sia del primo che del secondo imputato.

Le richieste dei difensori

L’udienza di stamani è stata, dunque, una reiterazione delle richieste del collegio difensivo, a partire dall’avvocato Scinica (legale, insieme al collega Francesco Calabrese, di Mancuso) e seguita da quella di Francesco Sabatino (difensore tra gli altri di Accorinti) che ha chiesto il rinvio del processo in attesa della designazione di un nuovo Tribunale evidenziando come a seguito della ricusazione di Accorinti ha fatto capolino la “Sentenza Gerbino” (sugli effetti che una decisione di quel tipo si può riverberare sul resto degli imputati) “che stiamo invocando; da voi – ha aggiunto riferendosi in particolare ai giudici Cavasino e Romano – una valutazione immotivata perché non si può sostenere che gli effetti della ricusazione non si estenderebbero agli altri imputati in quanto essa è contraddittoria con gli stessi vostri provvedimenti precedenti sul tema”.

Per Sabatino, quindi, per le posizioni che assiste nel processo, oggi “fare dichiarazione di ricusazione da parte dei miei assistiti sarebbe inutile e dannoso perché oggi non sorge alcuna causa di incompatibilità ma si prende atto che il presidente del Tribunale di Vibo (Antonio Erminio Di Matteo, ndr) non ha inteso decidere per un periodo troppo lungo, creando un danno, laddove invece la Cassazione dice che il processo va rinviato perché non potete più compiere atti nell’ambito dello stesso”.

A seguire l’intervento del collega Vincenzo Galeota secondo il quale “l’unico approccio è quello non potete operare lo stralcio di Mancuso perché siete destinatari di un provvedimento che depotenzia la vostra capacità di giudicarlo”, e pertanto l’invito “è ad astenervi perché ora che la ricusazione di Mancuso si ripropone, essa non risolve l’incompatibilità di parte del Collegio per il resto degli imputati”; l’avvocato Leopoldo Marchese ha sostanziato che gli effetti della ricusazione “di Mancuso, più di quella di Accorinti, sono estensivi anche nei confronti di tutti gli altri imputati; voi non sarete imparziali nel decidere su altre persone coinvolte nel fatto concreto nel processo in quanto dovrete occuparvi comunque della posizione di Luigi Mancuso nelle motivazioni della sentenza di “Rinascita”, valutandola, e questo non vi sarà possibile”. Richiesta, questa, alla quale si è uniformato l’avvocato Giuseppe Artusa, unitamente al collega Vincenzo Gennaro.

“Pittelli già condannato”

Prima del ritiro in camera di Consiglio, i tre magistrati hanno ascoltato l’intervento dell’avvocato Salvatore Staiano, legale tra gli altri del collega Giancarlo Pittelli (tra i principali imputati nel procedimento penale) nel quale è stato evidenziato che “i rischi a quali va incontro questo processo è che venga annullata la sentenza per difetto di imparzialità del giudice”; ritengo, ha aggiunto, che “il Collegio avrà già pensato di riproporre un’astensione (come in effetti poi è emerso, ndr) su un fatto nuovo (vale a dire la ricusazione accolta di Luigi Mancuso, ndr) e il mio è un tentativo di indicare una strada per uscire da questa situazione: vale a dire l’astensione delle Signorie vostre”, ha affermato rilevando un dato: “Perché, se Giancarlo Pittelli è partecipe di un’associazione che voi dite esistere (sentenza Nemea, ndr), significa che il primo passo l’avete fatto, tant’è che avete chiesto giustamente l’astensione e adesso proprio su questo punto bisogna ragionare col presidente del Tribunale (Di Matteo, ndr)”.

E verso quest’ultimo le parole di Staiano non sono state certo tenere: “Dal presidente assistiamo ad atti di ribellione rispetto a quanto dicono le sezioni unite (“Sentenza Gerbino”, ndr), sta succedendo qualcosa di incompatibile altrimenti voi giudici del Collegio avrete già condannato Giancarlo Pittelli.

Collegio che ha invece dimostrato rettezza chiedendo per due volte l’astensione dalla trattazione del processo (entrambe respinte, ndr) e il risultato è che adesso abbiamo una situazione di torto che deve essere risolta”, ha concluso reiterando la sollecitazione alla Cavasino e alla collega Romano ad astenersi.

La decisione del Collegio

Dopo quasi due ore di camera di Consiglio, il Tribunale collegiale ha disposto – sulla scorta delle indicazioni della Corte d’Appello – lo stralcio della posizione di Luigi Mancuso rigettando, dunque, le richieste delle difese di sospensione del processo, disponendo, pertanto, il procedersi oltre del dibattimento principale.

Nuove ricusazioni

La decisione ha però provocato la decisione di una serie di imputati di dare Procura speciale ai rispettivi difensori per avanzare richiesta di ricusazione del Collegio giudicante. Insomma, un déjà-vu che sta diventando più un circolo vizioso.

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