Bruno Lazzaro, la vittima
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Diventa definitiva l’entità della condanna nei confronti di Gaetano Muller per l’omicidio del 27enne Bruno Lazzaro, avvenuto a Sorianello il 4 marzo del 2018 a colpi di coltello.
La Cassazione ha infatti confermato la sentenza di secondo grado che aveva escluso la premeditazione a carico del giovane reo confesso oggi 23enne, cugino della vittima, condannando lo stesso alla pena di 16 anni, Lazzaro morì a seguito del fendente sferrato all’addome, al culmine di una lite dovuta a ragioni sentimentali legate ad una relazione con una ragazza del luogo contesa tra i due, figlia di un soggetto ritenuto dagli investigatori ai vertici della criminalità della zona.
In primo grado, il Muller, in sede di giudizio abbreviato, era stato condannato a 30 anni di reclusione dal Gup di Vibo Valentia, che aveva ritenuto la sussistenza della premeditazione, pena poi ridotta a 16 anni dalla Corte d’Assise di Appello di Catanzaro che non aveva invece ravvisato i presupposti di tale aggravante.
La sentenza era stata impugnata dalla Procura Generale, che nel ricorso aveva ripercorso le fasi precedenti il delitto, le cui risultanze, a suo avviso, dimostravano come lo stesso fosse stato premeditato, ma la Corte di Cassazione (nel cui giudizio l’imputato è stato assistito dall’avvocato Francesco Lojacono), ha ritenuto infondate le relative argomentazioni, confermando la sentenza di secondo grado, rigettando anche il ricorso della difesa che aveva sostenuto trattarsi di delitto preterintenzionale.
Da ricordare che nella vicenda dell’omicidio di Bruno Lazzaro risultano indagate in un aaltro filone investigativo otto persone con accuse a vario titolo di omicidio, violenza privata e lesioni. Una vera e propria svolta nella tragica vicenda. Si tratta di Gaetano Emanuele, 46 anni, considerato dagli investigatori ai vertici dell’omonima consorteria unitamente al fratello Bruno, Luca Ciconte, 29 anni, già noto alle forze dell’ordine e ritenuto legato al clan Soriano di Pizzinni di Filandari, già condannato nel processo “Nemea”; Franco Idà, 56 anni, di Gerocarne, altro soggetto che farebbe parte del gruppo degli Emanuele; Michele Idà, 24 anni, di Soriano; Giovanni Alessandro Nesci, 31 anni, di Soriano; Antonio Raffaele Pisani, 23 anni, di Soriano, Angela Vono, 41 anni, di Lodi ma residente a Gerocarne e Domenico Zannino, 32 anni, di Sorianello.
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