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La cella di un carcere

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VIBO VALENTIA – Assolto in tutti i gradi di giudizio, adesso potrà beneficiare dell’ingiusta detenzione. E la cifra è davvero rilevante se si pensa che l’interessato, tra detenzione in carcere e ai domiciliari, ha trascorso circa 800 giorni.

La vicenda in questione è quella che ha interessato N.C., imputato in uno dei più importanti procedimenti penali per associazione mafiosa degli ultimi 10 anni che lo vedeva accusato di essere soggetto partecipe di una delle maggiori cosche calabresi.

Contestazioni, frutto di intercettazioni e rivelazioni di collaboratori di giustizia, che, tuttavia, non hanno retto al vaglio dei giudici del Tribunale collegiale di Vibo e di quelli dell’Appello di Catanzaro senza che la sua posizione arrivasse davanti alla Cassazione in quanto la Procura generale non propose ricorso e che nel corso degli anni portarono al sequestro prima e alla confisca dei beni poi, che gli furono restituiti.

Concluso il percorso giudiziario con l’assoluzione divenuta definitiva, l’imputato – per il tramite del proprio legale di fiducia, l’avvocato Michelangelo Miceli – ha presentato istanza per l’ingiusta detenzione e la Corte d’Appello di Catanzaro l’ha accolta disponendo l’erogazione della somma di 152mila euro in suo favore.

La difesa aveva rilevato come il proprio assistito avesse «sofferto gravi pregiudizi tanto nella vita privata e lavorativa quanto nella sfera emotiva che lo avevano provato sia fisicamente che moralmente», evidenziando, inoltre, come lo stesso fosse «già affetto da molteplici patologie alle quali non ha potuto prestare le cure necessarie durante il periodo di custodia cautelare».

Allo stesso tempo, è stato sottolineato sempre dall’avvocato Miceli come il proprio cliente, in ragione della vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto, è stato destinatario di un sequestro beni mobili ed immobili che però la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia gli aveva restituito qualche anno dopo a seguito di ricorso avanzato sempre dalla difesa dell’imputato.

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Simone Saverio Puccio

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