Il luogo dell'esplosione
1 minuto per la letturaVIBO VALENTIA – Era accusato di omicidio colposo Domenico Di Masi, titolare del salone di bellezza in cui il 17 giugno 2019 si verificò una violenta esplosione che portò alla morte, 10 giorni più tardi, di Saverio Colloca intento ad effettuare interventi di manutenzione all’interno della struttura.
Un’accusa gravissima dalla quale, però, è stato completamente assolto negli scorsi giorni per come deciso dal giudice del tribunale di Vibo Valentia, Chiara Sapia, anche su richiesta dello stesso pubblico ministero, Eugenia Belmonte, oltre che delle difese rappresentate dagli avvocati Paolo Fuduli e Vincenzo Fogliaro.
Nel dettaglio, l’uomo era accusato di aver causato la morte di Colloca poiché «mentre Colloca effettuava i lavori – si legge nel capo di imputazione – utilizzando schiuma poliuretana Fisher si verificava una violenta esplosione determinata dalla concentrazione di sostanze infiammabile e innescata dal pressostato dell’autoclave», la colpa di Di Masi, secondo l’accusa, era di aver «omesso di effettuare la valutazione dei rischi con stesura del relativo documento, aver omesso di fornire al lavoratore i dispositivi di protezione individuale e e aver omesso di sottoporre il lavoratore a visita medica preventiva».
Tutte accuse collegate, quindi, a delle prestazioni di tipo lavorativo. Tuttavia nel corso del processo la tesi accolta dal Tribunale sembra essere stata di carattere opposto in quanto il giudice di primo grado, disponendo l’assoluzione di Di Masi, ne ha, di fatto, riconosciuto l’estraneità alle ipotesi di reato che gli erano state contestate.
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