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In seguito agli accertamenti svolti dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro finalizzati a verificare la regolarità della fruizione del “reddito di cittadinanza”, introdotto dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, la Procura della Repubblica di Vibo Valentia, su richiesta del Procuratore Camillo Falvo, ha ottenuto dall’Ufficio gip l’emissione di un sequestro preventivo finalizzato a sottoporre a vincolo reale le somme di denaro indebitamente percepite da parte di soggetti residenti nella provincia di Vibo Valentia.
L’indagine – che si colloca nella vasta attività di contrasto all’arricchimento illecito mediante indebita percezione del “reddito di cittadinanza” – ha evidenziato come 17 soggetti, residenti nei comuni del Vibonese, hanno indebitamente percepito il beneficio rendendo false dichiarazioni all’atto della richiesta, ovvero omettendo di comunicare informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca entro i termini previsti, durante l’erogazione delle somme.
Il sequestro, per un totale di euro 114.262,81 euro eseguito dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, è stato notificato ai soggetti ritenuti responsabili del reato di cui all’art. 7 decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, i quali avevano richiesto e ottenuto il sussidio economico.
Più in particolare, è stato rilevato che i beneficiari, all’atto di presentazione della domanda o durante l’erogazione del beneficio stesso, avevano omesso di comunicare di essere sottoposti a misura cautelare personale, anche a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, ovvero avevano omesso di comunicare la loro condanna definitiva intervenuta nell’arco dei dieci anni dalla richiesta del beneficio o che alla condanna o alla misura cautelare era stato sottoposto un loro familiare.
Tra gli indagati figurano soggetti che all’atto dell’inoltro della domanda alla sede dell’Inps o comunque durante l’erogazione del beneficio erano stati sottoposti a misure cautelari personali o condannati per reati particolarmente gravi, quali associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina, violazione di norme in materia di armi e sostanze stupefacenti.
In particolare, tra i 17 indagati sono stati individuati anche quattro esponenti di cosche di ‘ndrangheta operanti nel vibonese, tratti in arresto nel dicembre 2019 nell’ambito dell’operazione denominata “Rinascita-Scott” della Procura della Repubblica – Dda di Catanzaro. Uno di loro è Antonino Barbieri, cognato del boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, e fratello di Francesco Barbieri, ritenuto al vertice della ‘ndrina di Cessaniti.
Gli altri tre sono Antonino Lo Bianco e Sergio Gentile, ritenuti contigui al clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, nonché Gaetano Loschiavo, ritenuto affiliato al clan Bonavota. Dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, è emerso che l’importo complessivo indebitamente riscosso dai citati quattro indagati ammonta a 23.496,64 euro.
Fanno parte dei restanti indagati colpiti dall’odierno provvedimento di sequestro anche altri soggetti coinvolti nell’operazione “Rinascita-Scott” ovvero loro familiari conviventi. Tra le persone coinvolte vi sono anche un soggetto ritenuto responsabile di aver ceduto un’arma a Bartolomeo Arena, esponente della ‘ndrina Ranisi operante nel territorio di Vibo Valentia, e un altro che avrebbe contribuito a nascondere l’arma utilizzata per il ferimento del fratello.
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