Il collaboratore di Giustizia Andrea Mantella
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – L’episodio dell’agguato a Filippo Piccione è allegato alle carte dell’inchiesta “Rinascita-Scott”. In particolare, a parlarne è l’ex boss di Vibo, oggi collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, che racconta agli investigatori di questo delitto datato nel tempo.
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Era carnevale e per i sicari fu facile agire senza farsi riconoscere. Bastava infatti una maschera per celare il volto e così, infatti, fecero. A distanza di ben 28 anni, il pentito racconta le sue verità sulla vicenda chiamando in causa i presunti responsabili che apparterrebbero al clan Lo Bianco-Barba.
Il pentito, nel verbale dell’8 giugno del 2016, ricorda di aver ricevuto la visita di Carmelo Lo Bianco “Sicarru” e del suo omonimo denominato “Piccinni” allo scopo di sondare il terreno per la commissione del delitto. Mantella aggiunge di essersi tirato indietro in quanto doveva tornare a Vibo dalla fidanzata e precisa che in sua presenza, e davanti a Francesco Scrugli, i due esponenti anziani del clan avrebbero «incaricato il loro nipote Salvatore Lo Bianco detto “U Gniccu”», fratello di Leoluca il morto; il pentito racconta poi di aver successivamente saputo da Nicola Lo Bianco, figlio di “Sicarru” e scomparso di lupara bianca, che lui stesso ha accompagnato il cugino a sparare a Piccione con una pistola.
L’omicidio avvenne in Piazza Municipio, davanti al negozio Gullà, sotto l’abitazione della vittima e chi ha agito, ricorda ancora Mantella, lo ha fatto indossando una maschera di carnevale e che «le cose siano andate così mi è stato riferito proprio da Salvatore e Nicola Lo Bianco».
Riferiva quindi Mantella nel verbale: «Effettivamente una sera sono venuti a trovarmi Carmelo Lo Bianco “Sicarru” e Carmelo Lo Bianco “Pizzinni” per sondare il terreno chiedendoci se fossimo eventualmente disponibili a fare questa cosa; io mi tirai indietro dicendo che dovevo tornare a Vibo dalla fidanzata; dopo di che, in mia presenza e di Francesco Scrugli, gli stessi hanno dato l’incarico al nipote Salvatore Lo Bianco detto “U Gniccu”, fratello di Leoluca il morto; credo che per lui fosse il primo incarico per compiere un omicidio; successivamente ho saputo da Nicola Lo Bianco, figlio di “Sicarru” e scomparso di lupara bianca, che lui stesso ha accompagnato il cugino Salvatore Lo Bianco a sparare a Piccione; so che per sparare ha utilizzato una pistola; il fatto è avvenuto in Piazza Municipio, davanti al negozio Gullà, sotto la sua abitazione, e sono andati con una maschera di carnevale; che le cose siano andate così mi è stato riferito proprio da Salvatore e Nicola Lo Bianco».
Oltre a Salvatore e Rosario Lo Bianco, sono indagati a piede libero Oltre ai due Lo Bianco, stamani i carabinieri hanno notificato avvisi di garanzia ad altre 8 persone: Michele Lo Bianco, 73 anni, di Vibo, detto “U ciucciu”; Domenico Lo Bianco, 79 anni, di Vibo; Leoluca Lo Bianco, 62 anni, di Vibo, detto “U Rozzu”; Filippo Catania, 70 anni, di Vibo; Paolino Lo Bianco, 58 anni, di Vibo, Antonino Franzé, 66 anni, di Vibo; Vincenzo Barba, 69 anni, di Vibo; Alfredo Calafati, 59 anni, di Cessaniti.
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