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Daniele Bagnato

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VIBO VALENTIA – Si chiamava Daniele Bagnato, aveva 30 anni e aiutava i suoi genitori a mandare avanti quella pizzeria sita in zona Aeroporto che portava il nome della madre Silvana. Un ragazzo con la testa a posto, gran lavoratore, molto amato dalla gente che il giorno del suo funerale si riversò in chiesa per piangerlo. Daniele era ancora giovane quando la sua vita fu spezzata in un tragico incidente stradale.

Oggi, a ben 11 anni e mezzo dai fatti, si è concluso il processo che vedeva quale unico imputato un 61enne di Vibo, finito con l’essere condannato dal giudice monocratico Martina Annibaldi. Una pena di poco superiore a quella chiesta dal pm Palma Mazzeo: 1 anno e 8 mesi a fronte di un anno e mezzo. Questo dunque il verdetto pronunciato ieri pomeriggio nei confronti di Domenico Morelli che oltre all’accusa di omicidio colposo (adesso omicidio stradale) era chiamato a rispondere di omissione di soccorso, reato poi caduto in prescrizione.

La famiglia del 30enne si era costituita parte civile affidandosi agli avvocati Nazzareno Latassa (il padre Nazzareno) e Marcello Scarmato (la madre Silvana Di Renzo), con il giudice che ha anche condannato l’imputato al pagamento, come liquidazione delle spese delle parti civili, di 3.000 euro, mentre il risarcimento in sede civile era stato già disposto nell’apposita causa.

Daniele Bagnato si trovava a bordo della sua moto quando il pomeriggio del 10 luglio del 2009, una volta arrivato in via “Olivarella”, nelle vicinanze del comando provinciale dei vigili del fuoco, era stato investito da Morelli che si trovava a bordo di un autocarro.

Il giovane era morto nel giro di pochi minuti a causa delle gravissime ferite riportate, mentre l’autotrasportatore dopo essersi dileguato si era era costituito, dopo qualche ora dall’episodio presso il comando provinciale dei carabinieri (LEGGI). Agli investigatori aveva riferito che era stato il centauro ad invadere la corsia opposta. Una tesi, questa, che contrastava con i rilievi sulla dinamica eseguiti sul posto dal personale dell’Arma.

Daniele Bagnato avrebbe dovuto ereditare la pizzeria di famiglia che seguiva con passione e dedizione, ma dopo quel tremendo episodio, i suoi genitori vendettero l’attività. La pizzeria c’è ancora oggi anche se a gestirla ci sono altre persone, ma passando da lì in molti ricordano ancora il vecchio nome e quel ragazzone ben voluto da tutti che un terribile fato ha privato dell’affetto dei suoi cari.

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