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VIBO VALENTIA – I carabinieri della sezione operativa di Serra San Bruno (Vibo Valentia) hanno eseguito tre misure cautelari nei confronti di tre uomini accusati di essere gli autori della rapina all’interno dell’ufficio postale di Gerocarne avvenuta il 3 giugno del 2019.
Il provvedimento emesso dal Gip di Vibo Valentia su richiesta della locale procura guidata da Camillo Falvo, riguarda un 29enne, un 34enne e un 57enne, tutti originari di Sinopoli (Reggio Calabria), accusati di rapina e ricettazione. Due di loro, col volto coperto dal passamontagna, fecero irruzione nell’ufficio postale con delle mazze ferrate, usate per rompere uno dei vetri blindati e poi minacciare il cassiere per farsi consegnare un plico contenente 25mila euro. Plico che non poteva essere consegnato perché già messo in sicurezza nella cassaforte temporizzata. A quel punto i rapinatori si impossessarono di un secondo plico, convinti che dentro ci fosse del denaro. Solo dopo si resero conto di avere portato via un toner per stampante. Usciti dall’ufficio postale e saliti su una Fiat Panda bianca con a bordo un terzo soggetto, si diedero alla fuga.
In poco tempo, però, i carabinieri chiusero tutte le vie di fuga e l’auto dei rapinatori venne immediatamente individuata. Ne seguì un rocambolesco inseguimento, prima in macchina e poi a piedi in alcune strade sterrate, conclusosi con il fermo del 29enne che tentò di nascondersi nella boscaglia di San Rocco di Gerocarne. I due complici, invece, riuscirono a far perdere le loro tracce.
Le indagini successive, però, sviluppatesi attraverso accertamenti tecnici scientifici del Ris di Messina, analisi dei tabulati telefonici e la ricostruzione dei fatti mediante le testimonianze delle persone presenti al momento della rapina, hanno permesso di ritrovare subito la Fiat Panda, che era stata rubata, con dentro la mazza ferrata utilizzata dai rapinatori. Gli elementi emersi hanno così consentito agli inquirenti di chiudere il cerchio intorno agli altri due rapinatori che si erano dileguati. Per il 57 enne, quindi, è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre per i suoi complici l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
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