Andrea Mantella
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I rapporti con Saverio Razionale e i Soriano
L’esame del Pm Frustaci si orienta poi sui rapporti tra il pentito e Saverio Razionale, boss di San Gregorio: «Erano ottimi – afferma – perché nel ’99, nel carcere di Paola mi fece da compare e poi mi aiutò anche economicamente pagandomi la parcella per ottenere un permesso tramite l’avvocato Giancarlo Pittelli. Per me è stato un maestro, andavo a Roma a trovarlo nelle sue numerose proprietà dove spessi si spostava». E in fatto di permessi e perizie ottenute, il collaboratore ha ricordato quelle che risultano in un altro procedimento penale menzionando mazzette e includendo avvocati.
Della famiglia Soriano, Mantella parla di nucleo unito «come una pigna; i suoi componenti sono stati sempre dei mafiosi» e li conosce «sin da ragazzino. Conoscevo Roberto, che era il vero capo della famiglia, il quale si frequentava con Paolino Lo Bianco, era un carissimo amico loro. Poi, purtroppo, rimase vittima di lupara bianca e successivamente, nel carcere di Siano, negli anni ’90, incontrai il fratello Leone. Lui era convinto che ad ucciderlo fosse stato Peppone Accorinti».
Ma non fu quella la prima volta che incontrò il reggente del sodalizio di Pizzinni: «Nel 2012 lo rincontrai in quello di Cosenza e in quella occasione in cui mi chiese una cortesia: “Dovresti mandare una imbasciata a Scrugli – mi disse – per uccidere un testimone che mi accusa, un tale Grasso che andava nel reparto della dialisi dell’ospedale di Vibo Valentia”. Al che gli risposi che non potevo farlo, e lui replicò che ci saremmo visti domenica a messa per discuterne meglio: quel giorno insistette sulla necessità di ammazzare quella persona e, ai miei ulteriori dubbi, replicò che se la sarebbe vista lui; poi mi disse che l’imbasciata l’avrebbe mandata tramite l’avvocato Francesco Stilo. Il progetto, tuttavia, non andò in porto perché a marzo Scrugli fu ucciso».
Le strategie per aggirare la magistratura per non farsi contestare il reato associativo mafioso.
«Leone Soriano non è depresso, se così non fosse non avrebbe organizzato omicidi, non effettuato telefonate minatorie, non ne avrebbe fatte altre accusando i suoi parenti sapendo di essere ascoltato dalla Dda, non sarebbe stati capostanza nella sua cella comandando gli altri». Insomma, per Andrea Mantella, tutte quegli atteggiamenti di Leone Soriano «altro non erano che delle balle. Anche io le ho fatte per uscire dal carcere: non mi lavavo, non mi tagliavo la barba, mi presentavo ai periti che avrebbero dovuto decidere in uno stato trasandato. Ovviamente potevo contare sull’aiuto degli avvocati».
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