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VIBO VALENTIA – Tutti assolti. Non solo la parte politica ma anche quella dirigenziale dei vari enti chiamati in causa. Ed anche privati cittadini.
E così, il processo bis per l’alluvione del 3 luglio 2006, finisce in una bolla di sapone. Un verdetto che cade a pochi giorni dal 14esimo anniversario di quel tragico evento che provocò la morte di tre persone (tra cui un bimbo di 15 mesi) e danni per oltre cento milioni di euro, sconvolgendo un intero tessuto produttivo, soprattutto nel capoluogo e nelle frazioni Vibo Marina, San Pietro, Longobardi e Bivona.
La sentenza è stata pronunciata stamani dal giudice Giulio De Gregorio, presidente del Tribunale collegiale, alla presenza tra gli altri del procuratore capo di Vibo, Camillo Falvo, e accoglie, di fatto, le richieste avanzate dalle difese dei 14 imputati: Gaetano Bruni (al tempo presidente della Provincia) e Paolo Barbieri (assessore ai lavori pubblici dello stesso ente), Ugo Bellantoni e Silvana De Carolis, ex dirigenti del Comune capoluogo (Ufficio tecnico il primo e settore Lavori pubblici e urbanistica la seconda) per i quali la pubblica accusa, nella persona del pm Concettina Iannazzo, aveva comunque chiesto l’assoluzione; poi Domenico Corigliano, ex comandante della Polizia municipale di Vibo, Giacomo Consoli (a capo dell’Ufficio tecnico prima del Comume e poi della Provincia), Filippo Valotta (dirigente dell’ex Nucleo industriale), Ottavio Amato e Giovanni Ricca (funzionari dell’Autorità di Bacino Regionale) e Pietropaolo La Rosa (responsabile della sorveglianza idraulica dei bacini idrografici nella provincia di Vibo); assolto anche un intero nucleo familiare, quello dei Marzano: Raffaella, Alessandra, Maria Antonietta, Fabrizio.
Un processo che si sarebbe potuto concludere ben prima ma che le note criticità in atto da anni presso il tribunale vibonese hanno impedito dilatando i tempi e così l’unico reato rimasto non prescritto è stato il disastro colposo. mentre quelli di omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio lo erano stati nel 2016.
Sono state 19 le parti civili al processo tra familiari delle vittime e privati cittadini, il Wwf (l’avv. Angelo Calzone) e Legambiente (avv Rodolfo Ambrosio); Bruno Virdò, la guardia giurata che tentò di salvare il piccolo Salvatore Gaglioti, ed altri rappresentati dagli avvocati Pino Pasquino, Giuseppe Costabile, Antonio Ludovico, Maria Repice e Antonio Porcelli. Responsabile civile per il Comune di Vibo, infine, l’avvocato Nicola Lo Torto, mentre per la Provincia Emilio Stagliano e Francesco Maione, per la Regione Calabria Antonio Montagnese e Michele Rausei. Il collegio di difesa è invece costituito dagli avvocati Antonello Fuscà, Giuseppe Di Renzo, Tony Crudo, Guido Contestabile, Giovanni Vecchio, Sandro D’Agostino, Giuseppe Altieri, Vincenzo Belvedere, Vincenzo Adamo e Giosuè Megna, Elvira Domanico e Antonio Pagliaro.
Il procedimento precedente non era neanche arrivato in dibattimento in quanto tutti gli indagati dell’epoca – ovviamente diversi da quelli attuali – erano stati prosciogli già in fase di udienza preliminare. La Procura di Vibo, un paio d’anni dopo, aveva ripreso l’indagine avviando un nuovo filone investigativo dal quale era scaturito il procedimento penale appena concluso con la totalità degli imputati assolti. E così, per quell’evento tragico, non vi sarà alcun responsabile atteso che tutte le contestazioni possibili sono prescritte o lo saranno a breve.
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