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VIBO VALENTIA – C’è un nuovo pentito del Vibonese: si chiama Giuseppe Comito, condannato a 30 anni di reclusione nell’ambito del processo “Gringia” avente ad oggetto la faida tra i Patania, del quale è accusato di esserne stato componente, e il gruppo dei piscopisani. A rivelarlo stamani in udienza il pm della Dda, Annamaria Frustaci che ha chiesto l’acquisizione dei verbali del neo collaboratore di giustizia al processo “Black Money” relativamente alla posizione dell’imputato Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, condannato all’ergastolo nel processo “Gringia”. Acquisizione che i giudici hanno, tuttavia, rigettato.

Comito, 40 anni, di Vibo Marina, è stato più volte nominato da altri pentiti e  nelle sue motivazioni, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ne tratteggiava il ruolo nell’ambito della faida, tra il 2011 e il 2012, e in particolare nell’omicidio di Francesco Scrugli del 21 marzo del 2012 a Vibo Marina, in cui rimasero feriti Rosario Battaglia e Raffaele Moscato: «Aveva il compito – veniva precisato – di dare il via libera all’ingresso dei killer nell’immobile nel momento in cui gli obiettivi si fossero allontanati ed all’interno non vi fossero nemmeno gli operai che stavano eseguendo dei lavori di ristrutturazione. Solo in tal modo sarebbe stato garantito l’effetto sorpresa dato dalla presenza dei killer lungo le scale mentre Scrugli e gli altri avrebbero fatto ritorno nell’appartamento».

Giuseppe Comito

Di Comito ha parlato anche un altro collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, in riferimento all’omicidio di Davide Fortuna: «È avvenuto perché se l’è venduto Giuseppe Comito con Pantaleone Mancuso “Scarpuni”. Questi non muoveva un passo senza Nazzareno Colace che è vicinissimo a “Scarpuni”. La casa di Comito affaccia sulla spiaggia dove avvenne il delitto. Quel giorno la fidanzata di Rosario Battaglia ha preso i bambini di Davide per scappare, è andata a casa di Comito e, nonostante fossero all’interno, non hanno aperto la porta. La sua baracca era in una posizione strategica per essere usata come base per l’omicidio di Scrugli ed il tentato omicidio mio e di Battaglia poiché posizionata a circa 500 metri dalla casa di Fortuna, in una zona buia e senza telecamere, con la possibilità di fuga dalla spiaggia… Colace aveva detto a un tale Giuseppe Comito di sorvegliarci. E infatti quando ci fu l’omicidio di Fortuna, la ragazza di Battaglia che era in spiaggia prese i bambini di Fortuna e si allontanò, andando a chiedere rifugio proprio nella casa di Comito che era a 10 metri dalla nostra di via Arenile, luogo dell’agguato di marzo. E Comito le chiuse la porta in faccia».

Il neo pentito viene tirato in ballo poi da un altro collaboratore, Nicola Figliuzzi, ex braccio armato dei Patania che parlando sempre del delitto Fortuna, riferiva: «A segnalare ai killer la presenza di Fortuna «fu Giuseppe Comito, uomo di “Scarpuni” mentre Alessandria credo faccia parte dei Loielo in quanto coinvolto nella faida delle Preserre», aggiungendo che gli appostamenti ai rivali Rosario Battaglia e Raffaele Moscato, «venivano effettuati da Giuseppe Comito e Francesco Alessandria presso il quale lavoravo e fu lui a dirmi che li avevano trovati tutti e due, più Scrugli».

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