L'auto in cui venne carbonizzato il corpo della vittima
1 minuto per la letturaVIBO VALENTIA – Condanne pesanti, di entità superiore a quelle chieste dal pm, quelle emesse stamani dalla Corte d’Assise di Catanzaro. Il collegio, presieduto dal giudice Alessandro Bravin ha, infatti, inflitto una pena di 24 anni di reclusione a Liberata Gallace e di 22 anni al compagno Fiore D’Elia, per l’efferato omicidio dell’organista 48enne di Melicuccà di Dinami, Giuseppe Damiano Cricrì, avvenuto il 22 ottobre del 2013 in una zona isolata del comune di Acquaro.
Il corpo della vittima, completamente arso dal fuoco, venne ritrovato nella sua Fiat Panda bruciata. La Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante della premeditazione del delitto al quale avrebbe preso parte anche il figlio della Gallace, Alfonsino Ciancio, già giudicato in abbreviato e condannato a 14 anni di carcere (contro i 30 del primo grado).
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DI GIUSEPPE DAMIANO CRICRÍ
Gallace, che sarebbe stata l’amante delusa dell’organista e già consigliere comunale, dopo essere stata respinta da quest’ultimo a vantaggio della sua fidanzata storica. E in questo contesto sarebbe maturato il delitto.
Il pm Corrado Caputo aveva chiesto la condanna ad una pena a 21 anni di reclusione per la donna e a 16 anni nei confronti dell’uomo, mentre le difese dei due, nelle persone degli avvocati Scaramozzino e Fronte, l’assoluzione. Soddisfazione è stata espressa dalla parte civile, nella persona dell’avvocato Giovanni Vecchio, per cui si «è posta la parola fine su un fatto efferato con la condanna senza ombra di dubbio, degli imputati».
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