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Il tribunale di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Momenti di grande paura si sono vissuti stamattina al tribunale di Vibo Valentia quando l’imputato Francesco Olivieri, dopo aver sentito dalle parole del pubblico ministero la richiesta di ergastolo nei suoi confronti per duplice omicidio, ha iniziato a dare in escandescenza, minacciando il lo stesso rappresentante della pubblica accusa, Concettina Iannazzo, il giudice per le udienze preliminare, Giovanni Garofalo, e le forze dell’ordine presenti nell’aula.

Non solo, l’imputato – che poi verrà condannato proprio al carcere a vita – ha iniziato a sferrare violenti calci contro le sbarre della cella in cui si trovava recluso e allo stesso tempo a tentare di sottrarre la pistola ad uno degli agenti della polizia penitenziaria che ha avuto la prontezza di riflessi di bloccarlo.

Proprio in quel frangente i civili, quindi magistrati e avvocati, addetti alle registrazioni e cancellieri (il processo si è celebrato a porte chiuse in quanto si trattava di un rito abbreviato) hanno abbandonato precipitosamente l’aula all’interno della quale sono rimaste le forze dell’ordine con l’imputato che dopo 10 minuti sono riuscite a riportare la calma.

Il dibattimento è stato così ripreso, ma in un’altra aula, concludendosi con la condanna di Olivieri alla pena, come detto, dell’ergastolo per gli omicidi di Michele Valarioti e Giuseppina Mollese, commessi a Nicotera il pomeriggio dell’11 maggio del 2018, e quelli tentati nei confronti di altre tre persone ma a Limbadi poco prima della mattanza; mentre l’avvocato, Francesco Capria, facendo riferimento ad una perizia psichiatrica che aveva rilevato la presenza della semi infermità mentale, aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche, l’esclusione della premeditazione e quindi chiedendo il minimo della pena.

L’imputato è stato anche condannato al risarcimento ai familiari delle due vittime costituitisi parte civile nel processo.

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