L'attentato che provocò la morte di Matteo Vinci
1 minuto per la letturaVIBO VALENTIA – La Procura antimafia di Catanzaro ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari sull’attentato che il 9 aprile del 2018 a Limbadi, nel Vibonese, provocò la morte di Matteo Vinci, di 42 anni, ed il ferimento del padre Francesco, di 71. Vinci fu ucciso dall’esplosione di una bomba collocata sotto l’automobile sulla quale viaggiava insieme al padre.
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Il pm della Dda, Andrea Mancuso, ha contestato agli indagati, Domenico Di Grillo, Rosaria Mancuso, Vito Barbara, Lucia Di Grillo e Rosina Di Grillo, a vario titolo, i reati di omicidio e tentato omicidio, detenzione illegittima di ordigno esplosivo, minaccia, ricettazione, detenzione abusiva di armi, lesioni personali, estorsione e rapina, con l’aggravante del metodo mafioso.
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Barbara, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso sono ritenuti, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, quali ideatori e promotori dell’attentato in cui restò ucciso Matteo Vinci e fu ferito il padre.
Vito Barbara, Domenico Di Grillo, Lucia e Rosina Di Grillo e Rosaria Mancuso, secondo l’accusa, sarebbero anche gli autori di una serie di azioni messe in atto per costringere la famiglia Vinci a cedere un pezzo di terreno di loro proprietà in contrada “Macrea” di Limbadi. Tra tali azioni ci sarebbe l’aggressione ai danni di Francesco Vinci e della moglie, Rosaria Scarpulla, il 29 marzo del 2014. A Vito Barbara, Domenico Di Grillo e Rosaria Mancuso viene contestata, inoltre, un’altra aggressione compiuta nell’ottobre del 2017 ai danni del solo Francesco Vinci.
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