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La sede del Tar Calabria

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MILETO – Dopo la doppia decisione degli scorsi giorni riguardante la società cooperativa Cooperazione Sud per l’Europa (LEGGI LA NOTIZIA) il Tar Calabria blocca, almeno per il momento, anche una seconda interdittiva antimafia a suo tempo emanata dalla Prefettura di Vibo Valentia.

Questa volta ad essere sospesa è quella riguardante la societò cooperativa Atena Servizi con sede a Mileto. 

Il Tribunale amministrativo ha accolto i motivi di doglianza sollevati dall’avvocato Domenico Sorace, del Foro di Vibo Valentia, difensore della cooperativa miletese, ritenendo il ricorso fornito di fumus di fondatezza, in quanto gli elementi raccolti, su cui si basa l’informazione interdittiva, «non delineano un quadro indiziario sufficiente a ritenere un pericolo attuale di condizionamento, da parte di organizzazioni criminali, della vita associativa. Peraltro – si legge ancora nel provvedimento – il recente mutamento dell’assetto societario appare essere non già giustificato da finalità elusive della disciplina antimafia, bensì dalle novità normative intercorse».

Il Tar ha poi fissato l’udienza per la trattazione del merito il 25 settembre 2019.

«Il provvedimento – fanno sapere ancora dalla società che aveva appalti presso numerosi enti locali della provincia – sposa infine nel concreto la tesi difensiva che è finalizzata, in via cautelare, ad evitare danni gravi e irreparabili sia ai lavoratori, a rischio licenziamento, e sia alla continuità e alla salvaguardia di importanti e delicati servizi pubblici, come il trasporto degli scolari delle scuole dell’infanzia e primaria o quello – di estrema se non visibile , rilevanza sociale – di accalappiamento dei cani randagi, per il cui svolgimento, l’Atena Servizi è l’unica impresa accreditata sul territorio provinciale. Tale pronunciamento apre quindi la strada al ripristino dei contratti sottoscritti con diversi Comuni del Vibonese» presso i quali svolgeva servizio di pulizia degli immobili e quello di trasporto degli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria e della scuola secondaria in diversi centri compreso il capoluogo di provincia, che, a seguito di quella interdittiva – così come avevano fatto altri enti – aveva revocato l’appalto.

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