L'avvocato Maria Rosaria Turcaloro
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – La sua morte aveva destato profonda commozione non solo nel Foro vibonese. (LEGGI LA NOTIZIA DEI FUNERALI DI MARIA ROSARIA TURCALORO) La scomparsa dell’avvocato Maria Rosaria Turcaloro avvenuta il 12 giugno (LEGGI LA NOTIZIA DELLA MORTE) per le complicazioni di un incidente stradale autonomo del precedente 23 maggio (LEGGI LA NOTIZIA DELL’INCIDENTE) vede allo stato indagati due medici dell’ospedale di Vibo Valentia a seguito della denuncia presentata dai familiari della donna che ha lasciato marito e due figlie piccole.
A maggio scorso il giudice per le indagini preliminari Graziamaria Monaco aveva ammesso l’incidente probatorio richiesto dal pubblico ministero Concettina Iannazzo riservandosi la nomina del consulente medico. Adesso, la riserva è stata sciolta con la nomina dello specialista Giulio Di Mizio che dovrà effettuare una serie di esami medico-legali sul corpo della sfortunata donna.
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In buona sostanza, il perito sarà chiamato ad accertare se il decesso sia «addebitabile alla condotta dei sanitari che prestarono la propria opera al momento dell’accesso della Turcaloro presso il pronto soccorso dell’ospedale di Vibo, ed in particolare se la tempestiva diagnosi abbia influito ed anche in che termini in ordine all’esito mortale, anche sotto forma di perdita di chance di salvezza causata dalla ritardata diagnosi e dalla conseguente, ritardata, esecuzione dell’intervento chirurgico effettuato presso il nosocomio di Catanzaro dove la paziente era stata successivamente trasferita».
Il conferimento dell’incarico a Di Mizio avverrà il prossimo 13 settembre al Tribunale di Vibo. Accusa di omicidio colposo a carico dei due sanitari, rispettivamente di 48 e 50 anni, residente il primo ad Acquaro e il secondo a Tropea, in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo ai quali, nello specifico, viene contestato, per colpa dovuta a negligenza, imprudenza ed imperizia nonché inosservanza delle buone regole di assistenza sanitaria, di essersi scostati dalle linee guida previste dai protocolli del settore e dalla buona prassi, omettendo di sottoporre tempestivamente la Turcarolo alla Tac del cranio e dunque ritardando il riconoscimento dell’ematoma subdurale che la stessa presentava, patologia dalla quale risulterà affetta a seguito dell’accertamento effettuato solo 5 ore dopo il suo accesso presso il nosocomio. In tal modo, secondo l’ipotesi accusatoria, i due indagati avrebbero cagionato la morte della paziente avvenuta dopo 20 giorni di coma, a Catanzaro, dove era poi stata trasferita.
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