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Il momento del fermo di Pontoriero

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VIBO VALENTIA – Ha contestato tutti gli addebiti mossi, Antonio Pontoriero, il 43enne di San Calogero accusato dell’omicidio di Soumayla Sacko e del ferimento di due suoi connazionali il pomeriggio del 2 giugno scorso nell’area dell’ex fornace, in località “Tranquilla” (LEGGI LA NOTIZIA).

L’uomo, assistito dall’avvocato Franco Muzzopappa, è comparso questa mattina davanti al gip Gabriella Lupoli, per la convalida del provvedimento di fermo che non è stato convalidato dal magistrato il quale, tuttavia, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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L’indagato, come detto, ha fornito la propria versione dei fatti contestando ogni addebito.

In particolare ha confermato di essersi recato (vestito con pantaloni marrone e maglia nera ritrovati nella lavatrice della sua abitazione), con la Fiat Panda bianca sequestrata, nel pomeriggio (alle 17,30 circa) presso il casolare diroccato insistente sul terreno da loro condotto di fatto per rintracciare uno degli due extracomunitari che ivi alloggiano onde farsi aiutare in alcuni lavori agricoli, ma negato di essere l’autore degli spari, sostenendo di essersi trattenuto – vicino al cancello del ridetto terreno (distante circa 30 – 40 metri dalla ex fabbrica) – solo pochi minuti con uno dei due giovani quando sopraggiungeva un altro ragazzo di colore (a lui sconosciuto) il quale, in italiano stentato, diceva che un suo compagno mentre smontavano le lamiere “si era fatto male …era stato sparato” e chiedeva del “capo-terreno” senza chiedere a lui aiuto; sosteneva che in tutto si era trattenuto circa 15 minuti presso il ridetto casolare per poi fare rientro a casa deI padre (distante circa 5 minuti dal terreno) da dove la sorella lo accompagnava a casa sua (distante tre km), dove si riposava sui divano e poi faceva una doccia dopodiché si recava al ristorante della sorella per aiutarla; durante il tragitto con l’auto non si era fermato né aveva incontrato nessuno.

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Sull’episodio furtivo del mese precedente, Pontoriero ha sostenuto che la segnalazione era scattata in quanto i ragazzi avevano ostruito il passaggio delle auto con le lamiere che non intendevano rimuovere; e ha aggiunto poi di non aver alcun interesse verso quella fabbrica disrnessa. Ha infine affermato di aver sempre avuto buoni rapporti con gli extracomunitari, tanto che alcuni di loro avevano trovato alloggio in un casolare di proprietà del padre, in un terreno attiguo a quello in cui insiste l’ex fabbrica di veleni. L’uomo, notato da uno dei feriti sia durante il raid nell’area dell’ex fornace che, poco dopo il fatto, nel terreno di famiglia, si sarebbe rifiutato di porgere aiuto all’extracomunitario per soccorrere il connazionale agonizzante.

Ma per il gip Lupoli la presenza del Pontoriero sul luogo e in orario altamente compatibile con la consumazione dei fatti è ricavabile dalle «dichiarazioni dei familiari, dalle riprese della telecamera ed è riconosciuta dallo stesso prevenuto, al pari dell’uso della Panda bianca vecchio modello. La descrizione e il riconoscimento del teste oculare, Drame, devono ritenersi del tutto attendibili non essendovi elementi esaltanti pregresse ragioni di contrasto fra i due (che reciprocamente non si conoscono) tali da spingere il Drame ad affermazioni calunniatorie».

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Il tentativo dei familiari di negare l’uso della Panda da parte del prevenuto, il rammarico per l’errore commesso ovvero per non aver prelevato il bossolo da terra; l’intenzione di coprire il familiare sono poi «altamente indicativi della consapevolezza dei parenti della responsabilità del congiunto e corroborano la conclusione per la quale in Pontoriero Antonio vada identificato nell’autore dell’omicidio». Infine i carabinieri hanno accertato come le lamiere ed mattoni presenti nel terreno sotto sequestro della “Ex-Fornace” sono identici a quelli utilizzati sia per costruire un rinforzo ai tetto del casolare diroccato sito in Località Tranquilla, sia con altre lamiere utilizzate presso i capannoni adiacenti il ristorante “Spirito di Volpe” di proprietà della sorella Luciana Pontoriero. Infine, il movente: «Si è trattato di un’azione volta a contrastare le continue sottrazioni di materiale poiché confliggente con gli interessi economici attestatisi di fatto sul materiale presente nell’ex Fornace, ancora commerciabile e comunque riutilizzabile dalla famiglia Pontoriero».

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