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VIBO VALENTIA – È stato condannato in via definitiva a 24 anni di carcere Emilio Antonio Bartolotta, 39 anni, accusato dell’omicidio di Michele Penna, di Stefanaconi, avvenuto nell’ottobre del 2007, il cui corpo non è mai stato ritrovato. A pronunciare la sentenza i giudici della Corte di Cassazione che hanno confermato il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Catanzaro nell’aprile dello scorso anno (LEGGI).
Secondo la prospettazione accusatoria Michele Penna, giovane assicuratore con una carica di segretario cittadino dell’Udc, sarebbe stato eliminato in quanto intenzionato a staccarsi dalla cosca del paese, guidata dai Bartolotta, con l’intenzione di formare un gruppo tutto suo.
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SULL’OMICIDIO DI MICHELE PENNA
Decisione, questa, invisa alle nuove leve del clan ricostuititosi dopo l’uscita dal carcere dei suoi esponenti. A ciò, sempre secondo l’ipotesi degli investigatori, anche una presunta relazione della vittima con la moglie di un affiliato alla cosca, a quel tempo in carcere. Troppo, quindi, secondo i vertici del sodalizio, per consentire al giovane assicuratore 30enne di continuare a vivere. E così, con uno stratagemma, venne attirato in una trappola ed ucciso nell’auto in cui si trovavano l’imputato e Andrea Foti (condannato a 30 anni in via definitiva). Bartolotta, assistito dall’avvocato Salvatore Staiano, nel 2010 era stato condannato dalla Corte d’assise di Catanzaro a 25 anni di reclusione – pena confermata in Appello nel 2012 ma la Cassazione aveva annullato con rinvio disponendo, pertanto, un nuovo procedimento penale di secondo grado. Il padre e la madre di Michele Penna non hanno mai perso le speranze di ritrovare il corpo del figlio e hanno impiegato quasi tutto quello che avevano nelle ricerche effettuate nelle vaste campagne tra Sant’Onofrio e Stefeanaconi, senza risultati.
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