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VIBO VALENTIA – La cella era troppo piccola e adesso lo Stato è stato condannato a risarcirlo. La vicenda è portata alla luce dall’avvocato Giuseppe Orecchio, legale di fiducia di A.P. 50 anni, residente del comune di Cessaniti, che, per veder riconosciute le ragioni del proprio cliente, si è rivolto al Tribunale civile di Catanzaro ottenendo una sentenza favorevole.
In buona sostanza, attingendo ampiamente alla convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene e trattamenti inumani o degradanti”, è stato messo all’attenzione del magistrato la circostanza che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto sussistente la violazione dell’articolo 3 “Cedu”, vale a dire che le misure della cella previste dall’apposita legge non sono state rispettate nel caso specifico che parlava di un sovraffollamento della struttura carceraria con la consequenziale venuta meno delle adeguate condizioni di vita dei detenuti.
Quella dell’istituto penitenziario di Vibo Valentia in cui è si è trovato recluso A.P., dal 2009 al 2013, per reati di lesioni e violenza gravissime, non sarebbe quindi stata a norma (avrebbe dovuto essere di 3 metri quadrati) anche perché condivisa con altri carcerati.
Il Tribunale presieduto dal giudice onorario Maria Renda ha rilevato in sentenza che nella casa circondariale di Vibo, nel periodo di detenzione di A.P., le celle avevano un’ampiezza di 25 metri quadri ed ospitavano otto persone, in più nel periodo estivo si registravano problemi di erogazione dell’acqua. Pertanto, la violazione della normativa europea è stata “certamente sussistente non avendo, il ricorrente, potuto, nel periodo di detenzione, garantite le condizioni igieniche personali a causa dell’assenza di acqua nei periodi estivi e dell’insufficiente spazio all’interno della cella”.
Pertanto, il giudice, ha inflitto allo Stato una condanna al risarcimento di 8 euro per i 1.080 giorni di reclusione di A.P.: totale 8.640 euro sui 9mila chiesti dall’avvocato Orecchio per conto del proprio cliente. Una sentenza, questa, che non è una primizia ma che tuttavia, visto che molte strutture carcerarie non sono a norma con la legge in questione, potrebbe portare numerosi altri detenuti ad intraprendere lo stesso percorso chiedendo e spesso ottenendo fior di risarcimenti allo Stato. Soldi dei contribuenti.
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