1 minuto per la lettura
VIBO VALENTIA – Cinque ergastoli e una pena a 30 anni di carcere. Questa la pesantissima richiesta avanzata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Camillo Falvo, alla requisitoria del processo celebrato con rito abbreviato avente ad oggetto il tentato agguato e il successivo omicidio di Giuseppe Matina, alias “Gringia”, verificatisi nel corso della faida tra i Patania e i Piscopisani, il 20 febbraio del 2012 (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO DI GIUSEPPE MATINA).
E proprio i Patania, sono i destinatari delle richieste di pena del rappresentante della pubblica accusa che nel suo intervento durato all’incirca 50 minuti, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda criminosa che vede alla sbarra Giuseppina Iacopetta (LEGGI I SUOI PROPOSITI DI VENDETTA CONTRO IL CLAN RIVALE), vedova del boss Fortunato Patania, ammazzato il 18 settembre del 2011 (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO OMICIDIO) durante la guerra di ’ndrangheta tra i due sodalizi criminali, ed i figli Salvatore, Giuseppe, Saverio e Nazzareno, tutti in qualità di mandanti di quel delitto avvenuto davanti casa del morto, legato per via parentale agli stessi (era infatti il marito di Loredana Patania, cugina degli imputati), ritenuto un fiancheggiatore dei rivali per via anche della sua appartenenza con il gruppo guidato da Emilio Antonio Bartolotta che stava provando – secondo le risultanze investigative – a riprendere il potere a Stefanaconi e Sant’Onofrio. Trenta invece gli anni chiesti dal pm Falvo nei confronti di Nicola Figliuzzi che avrebbe avuto il compito di fornire ai killer il furgone usato per l’azione di fuoco. Le prossime udienze a maggio e giugno.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA