Andrea Mantella
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Erano un gruppo di giovani leve del crimine, una presenza che stava divenendo ormai costante e che attirava, per il modus operandi eclatante, l’attenzione delle forze dell’ordine. Quella dei Piscopisani, per Andrea Mantella, ex boss di Vibo adesso gola profonda della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO PENTIMENTO e LA REAZIONE DELLA FAMIGLIA), era un sodalizio che avrebbe potuto creare qualche grattacapo, non perché fosse rivale quanto perché «erano tutta gente dal grilletto facile».
E l’attuale pentito non condivideva «l’amicizia di Francesco Scrugli», suo braccio destro, «nei loro confronti perché loro erano molto spinti su Vibo per agguati e bombe».
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Mantella ne parla nei nuovi verbali entrati ieri nella disponibilità delle difese degli imputati del processo per l’omicidio del boss Fortunato Patania, a capo dell’omonima famiglia di Stefanaconi che tra il 2011 e il 2012 intraprese una sanguinosa guerra di ’ndrangheta fermata nell’autunno successivo dagli arresti operati dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro e dalle Forze dell’ordine. Un gruppo in espansione, quello dei ragazzi di Piscopio che stava abbracciando, grazie all’appoggio dei Tripodi, Vibo Marina, Longobardi e Portosalvo.
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Con questi ultimi erano molto vicini, riferisce Mantella, «anche per legame familiare e poi avevano buoni rapporti, sino a quando ero in libertà, nel 2011, con il mio gruppo e i Bonavota. Durante l’ultimo periodo di libertà partecipati a riunioni con Battaglia, “omissis”, Rosario Fiorillo nelle quali organizzare un’alleanza per estromettere i Mancuso da Vibo». Un gruppo come detto in espansione con componenti «dal grilletto facile pur non essendo degli strateghi di ‘ndrangheta», tuttavia con Mantella e i suoi si era giunti ad un accordo: «Noi avremmo dovuto prendere il controllo sulla città capoluogo sino a Vibo Pizzo, loro, insieme ai Tripodi, che erano una cosa sola, andava il territorio tra Longobardi, Portosalvo e Vibo Marina».
Tripodi che, tuttavia, secondo l’ex boss, «nel Vibonese non sono mai stati riconosciuti come una famiglia importante ma solo inizialmente come serventi la cosca Mancuso ed in particolare di Michele Cosma Mancuso. Imputati nel processo in Corte d’Assise per l’assassinio del boss di Stefanaconi sono Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, Franco La Bella, Salvatore Tripodi e Michele Pietro Russo, mentre il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato (uno degli esecutori materiali del delitto) ha optato per il rito abbreviato.
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