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L’operazione fu portata a termine a luglio 2015. In sei sono usciti dalle indagini, per gli altri si apre il processo con l’aggravante delle modalità mafiose
RISPETTO alla prima fase dell’indagine c’è stata una scrematura: da 46 a 40. Tanti sono rimasti gli indagati per l’operazione “Overing” che nel luglio 2015 ha consentito di stroncare un vasto narcotraffico tra il Sudamerica e la Calabria e che avrebbe visto tra i principali artefici personaggi del Vibonese.
Il 6 giugno prossimo compariranno davanti al gup distrettuale di Catanzaro per l’udienza preliminare Pietro Carè visto che la Procura Antimafia nella persona del pm Camillo Falvo ha contestato l’aggravante delle modalità mafiose chiedendo il rinvio a giudizio per tutti. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati, in cooperazione con le autorità colombiane e spagnole, oltre 600 chili di cocaina.
Due sottufficiali dell’Arma dei carabinieri sono stati infiltrati per dieci anni nell’organizzazione di narcotrafficanti. I due sottufficiali sotto copertura, uno dei Ros ed uno dei Comando provinciale di Livorno, si facevano chiamare Maurizio Amico e Roberto Longo ed avevano costituito una apposita società, la Ligure Servizi, per ricostruire i componenti dell’organizzazione criminale. La droga veniva trasportata, secondo quanto scoperto durante le indagini, con tessuti imbevuti di cocaina, pavimenti con il fondo di droga grezza, travi in legno con all’interno la sostanza stupefacente.
A gestire il traffico sarebbe stata un’organizzazione composta da soggetti della criminalità vibonese – alcuni dei quali ritenuti vicini ai Mancuso – della fascia Jonica reggina e con le organizzazioni colombiane e albanesi. Quando i vestiti ed i tessuti giungevano in Italia venivano portati a Spilinga dove era stata allestita un’apposita raffineria, realizzata in un casolare abbandonato, è stata sequestrata, che effettuava il procedimento inverso per recuperare la droga. Qui ci sarebbe era anche una persona proveniente dal Venezuela chiamata dai componenti dell’organizzazione “il chimico”, che aveva il compito di coordinare le procedure per estrarre lo stupefacente. Le operazioni sono state monitorate e registrate dai carabinieri di Vibo.
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