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VIBO VALENTIA – Condannato a otto mesi di reclusione, esclusa l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa, per le minacce rivolte al procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Mario Spagnuolo. Questa la sentenza emessa dal gup di Salerno Elisabetta Boccassini nei confronti di Andrea Mantella, quarantenne di Vibo Valentia, considerato un elemento di spicco nel contesto delle dinamiche mafiose della provincia vibonese nell’ultimo decennio.
Il gup Boccassini ha invece assolto Domenico Macrì, 28 anni di Vibo Valentia, accusato dalla Procura di Salerno di essere stato l’esecutore materiale delle minacce al magistrato consumatesi attraverso un murales comparso il 6 marzo del 2010, in via Forgiari, nel cuore di Vibo Valentia, che recitava «Spagnuolo, vattene o muori». Il pm Vincenzo Montemurro aveva chiesto per entrambi gli imputati – Mantella quale mandante e Macrì quale esecutore materiale – il riconoscimento della responsabilità penale ed una condanna a un anno e otto mesi di reclusione ciascuno.
Nella sua sentenza, il gup ha ritenuto non sussistenti, alla luce delle modalità atipiche con cui si è consumata la minaccia, l’aggravante mafiosa per Mantella (difeso dagli avvocati Francesco Catanzaro e Francesco Sabatino) a carico del quale sono state comunque ritenute attendibili e riscontrate le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Samuele Lo Vato.
Lo stesso gup di Salerno ha ritenuto invece non dimostrati i profili di colpevolezza nei confronti di Macrì (difeso dal solo avvocato Francesco Sabatino), stante la carenza di riscontri al narrato del pentito di Cassano allo Ionio che con Mantella aveva condiviso un periodo di detenzione domiciliare all’interno di una clinica di Donnici, nel Cosentino. Il murales con le minacce di morte al procuratore Spagnuolo, secondo la ricostruzione accusatoria, scaturì quale reazione al maxisequestro da quattro milioni di euro disposto dallo stesso magistrato sui beni di Mantella eseguito dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza il 4 marzo del 2010.
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