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Un'edicola chiusa a Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Un regolamento discusso, analizzato ma ancora fermo. E chissà per quanto tempo ancora. Quello della rivitalizzazione dei chioschi che la Giunta deliberazione della Giunta comunale è una pratica che non vuole vedere la luce. E questo nonostante sia transitata in ben due commissioni consiliari e abbia avuto il prezioso contributo del Sinagi, il sindacato degli edicolanti, che ha dato delle importanti imbeccate sulla necessità di riattivare le edicole dismesse e sulla differenziazione della merce da vendere con prevalenza dei giornali. E intanto le strutture presenti in vari punti della città continuano a rimanere desolatamente chiuse.

LE RIVENDICAZIONI

La categoria chiede il riconoscimento che l’attività di vendita di quotidiani e periodici resti un servizio economico di interesse generale soggetto a specifici obblighi di legge e che il mantenimento dei finanziamenti diretti e indiretti all’editoria, modificando le attuali disposizioni che vedono gli editori come unici beneficiari, destinando almeno un terzo dei finanziamenti complessivi alle edicole.

Si chiede inoltre un piano straordinario di sostegno alle edicole, con contributi a fondo perduto oltre a stabilizzare il credito d’imposta portandolo a 6.000 euro, inserendo tra le voci da poter detrarre, i costi sostenuti per l’Inps, in modo da mantenere una rete diffusa a garanzia della possibilità per tutta l’editoria, anche quella media e piccola, di poter arrivare ai cittadini italiani.

Infine si punta ad una revisione dell’utilizzo del Pos per le edicole, poiché con gli aggi attuali, l’acquisto di un giornale tramite strumenti elettronici, costerebbe quasi il 20% del guadagno rendendo il pagamento elettronico del tutto antieconomico.

Insomma l’edicola deve essere centro polifunzionale per i servizi utili ai cittadini con servizi per le amministrazioni comunali e regionali, ma anche per le aziende di trasporto pubblico, peri quartieri, per le biblioteche e per tutte quelle strutture pubbliche dove si recano normalmente i cittadini per le loro esigenze.

LE PAROLE DEL SINAGI

Fatta questa doverosa premessa, abbiamo discusso della situazione con Sara Barbuto, referente territoriale del Sinagi, e figura che ha contribuito alla redazione del regolamento comunale, come detto, ancora sub judice, che rileva l’immobilismo degli uffici e della politica a palazzo Razza. «In quel piano per la rivitalizzazione dei chioschi chiusi hanno messo in mezzo ogni cosa il che non è possibile. Noi abbiamo una normativa di settore secondo la quale non possiamo essere mischiati con chi vende panini o altra merce. Lo abbiamo spiegato ai consiglieri evidenziando che la normativa impone una prevalenza di vendita di giornali. Tra l’altro durante la pandemia le edicole – che erano state riconosciute dal governo quale servizio essenziale – hanno continuato a pagare il suolo pubblico nonostante l’affluenza fosse drasticamente calata».

Per la Barbuto quindi vi è da parte dell’amministrazione comunale la sensazione che quest’ultima aspetti «la chiusura che delle ultime quattro edicole presenti in città per poi avviare la vendita dei panini. L’edicola invece è un punto di riferimento, la democraticità di una informazione del paese parte dalle edicole. E allora – ha aggiunto – realizziamo un vero piano per queste strutture secondo la normativa vigente e diamo loro la possibilità di ampliare la loro offerta e di ampliarsi come metratura. Se l’amministrazione decidesse di fare una politica attenta potrebbe ridurre anche la tassazione che allo stato è al massimo. In questo modo favorirebbe la volontà di qualcuno ad investire in questo settore che deve essere protetto perché il diritto all’informazione è costituzionalmente riconosciuto».

SALVAGUARDIA E INCENTIVI

Tra l’altro, ha rilevato ancora la sindacalista, l’associazione nazionale dei Comuni italiani e la Fieg ha siglato un protocollo d’intesa affinché gli enti locali si facciano parte attiva con politiche di supporto alla categoria finalizzate a non far chiudere le attività e ad incentivare l’apertura di nuove «ma proprio a Vibo questo non avviene nonostante il sindaco di Vibo sia vicepresidente nazionale Anci. Un paradosso».

D’altronde, ci sono edicole che «vivono bene muovendosi nel perimetro della normativa che consente la diversificazione della merce da mettere in vendita. Pertanto, invece di ripensare alla rivitalizzazione dei chioschi chiusi per la commercializzazione di fiori o generi alimentari, perché non compiere un passaggio con le edicole salvaguardando intanto l’esistente, consentendo a 5-6 famiglie di avere un introito, e per i nuovi che arrivano prevediamo un incentivo ed avviare progetti diversificati come ad esempio con le scuole. Se c’è l’intenzione allora il problema si risolve, altrimenti noi avremo solo perso tempo, ma chi ha adesso questa attività rischia di perderla. Se è questo che si vuole allora poi bisogna assumersi le proprie responsabilità», ha concluso la Barbuto.

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