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VIBO VALENTIA – L’ordinanza del Tar messa online dal Comune sul proprio canale Whatsapp con i nomi di tutti i genitori degli alunni – e di questi ultimi – che hanno presentato ricorso contro la chiusura delle scuole decisa dal sindaco finirà con avere dei risvolti giudiziari. Sì, perché in questo modo – sostengono gli avvocati Miriam Servello e Francesca Guzzo, in nome e per conto del Comitato “Cib – Chiedo per i bambini” e gli avvocati Lino Matera e Sidney Arena – è stato facilmente individuabile il nome dei bambini e ciò costituisce una «palese violazione della privacy».

Insomma, la vicenda è ben lontana dal sopirsi dopo il «clamore mediatico, suscitato dalla pubblicazione del decreto del Tar Calabria, che sospende l’efficacia del provvedimento comunale impugnato». I legali dei 18 genitori ricorrenti evidenziano che «lo scopo primario del ricorso è stato la verifica della legittimità degli atti adottati dall’Amministrazione comunale, con i quali sono stati limitati i diritti dei singoli studenti, appartenenti alla fascia di età protetta e della collettività tutta. Il fine era, quindi, richiamare alle proprie responsabilità “istituzionali” gli Enti preposti alla tutela dei diritti violati, non in vista del ritorno in presenza per pochi giorni, a ridosso delle festività natalizie, ma riferito al periodo pregresso già trascorso: dal 10 novembre e al 14 dicembre, cui si aggiunge tutto il periodo da marzo a giugno 2020. Al pregiudizio già subito, si sarebbe potuto aggiungere l’eventuale chiusura a gennaio 2021 e nei mesi a seguire, se il Tar non avesse interrotto il trend in corso».

In buona sostanza, gli avvocati vibonesi hanno rilevato che si è «voluto tutelare, altresì, il principio di imparzialità e del libero accesso agli strumenti informatici digitali “latu sensu”, considerato che l’uso dei dispositivi per la Dad non è uguale per tutti e contribuisce ad aumentare il “divario digitale” e ampliare così la forbice della disuguaglianza, con riferimento al fondamentale diritto all’istruzione».

Quindi, sulla pubblicazione dell’ordinanza sul canale whatsapp del Comune (subito rimossa) i legali dei ricorrenti chiariscono «che l’immediata comunicazione e la diffusione da parte dell’Amministrazione comunale dei dati sensibili, relativi ai nomi dei ricorrenti e dei loro figli, per giunta minori, costituisce violazione del diritto alla privacy. Nonostante l’Ente si sia prontamente attivato per rimuovere dalla comunicazione ufficiale i nomi dei ricorrenti e dei figli, così come prevede la prassi del Tar – proseguono –, gli stessi nomi, in brevissimo tempo, erano già stati diffusi in rete, innescando un accanito attacco mediatico, che in queste ore si è ripercosso e continua a ripercuotersi sui minori», menzionando le polemiche che si stanno sviluppando, anche in maniera accesa e condite in qualche circostanza anche da gratuiti epiteti. Pertanto, in merito a quanto su espresso i ricorrenti si riservano «ogni azione legale dinanzi alle sedi opportune».

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