X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vibo Valentia, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto,  Vincenzo Capomolla e dai Sostituti Procuratori, Antonio De Bernardo e Pasquale Mandolfino, hanno eseguito, nella mattinata odierna, un provvedimento di sequestro di beni, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catanzaro – Seconda Sezione Penale.

Il Tribunale ha accolto quasi integralmente l’articolata proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca nei confronti di Giovanni Mancuso, nato a Limbadi l’1gennaio 1941, noto esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, al termine di complessi accertamenti patrimoniali esperiti dalla Guardia di Finanza.

Mancuso è stato ritenuto un soggetto di pericolosità sociale qualificata, avendo il Tribunale di Vibo Valentia – Sezione Misure di Prevenzione, con decreto del 18 dicembre 2014, applicato a suo carico la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni cinque.La misura di prevenzione patrimoniale applicata ha preso in considerazione, sotto il profilo della pericolosità sociale, i fatti che hanno riguardato il Mancuso relativi al periodo temporale decorrente dall’anno 2004 e, in particolare, quelli che hanno formato oggetto del procedimento penale concluso, il27 marzo 2013, con l’operazione antimafia “Black Money”, contro il clan Mancuso, coordinata dalla stessa Dda.Gli accertamenti patrimoniali successivamente svolti dalla Guardia di Finanza, delegati dalla Dda, hanno permesso di ricostruire il vasto patrimonio posseduto da Giovanni Mancuso, individuando numerosi beni, formalmente intestati a lui, alla moglie, ai figli, ai loro congiunti e ad un soggetto estraneo alla famiglia, evidenziando una palese sproporzione, ingiustificata, tra il loro valore ed i redditi dichiarati dagli acquirenti.

Tale sproporzione è stata ritenuta espressiva dell’utilizzo di proventi illeciti derivanti dalle attività criminali perpetrate da Giovanni Mancuso. 

Complessivamente, sono stati individuati e sequestrati, in vista della loro confisca, i seguenti beni: 92 terreni, ubicati nei comuni di Limbadi, Nicotera, Rombiolo, Zungri, Drapia e  Filandari, della provincia di Vibo Valentia; 16 fabbricati, di cui 2 capannoni industriali, ubicati nei comuni di Limbadi e  Filandari, della provincia di Vibo Valentia e Milano (in un caso); 9 autoveicoli e 1 trattore agricolo; 2 aziende agricole, con sede a Limbadi; 2 ditte individuali, delle quali una esercente l’attività di stazione di servizio, con sede a Filandari.La loro individuazione è stata possibile solo al termine di una complessa attività di analisi di informazioni reperite dalle numerose banche dati in uso alla Guardia di Finanza, messe a raffronto con le risultanze delle indagini di polizia giudiziaria condotte anche sul territorio, dimostrando la riconducibilità di essi al proposto. Molti di tali beni sono stati infatti acquisiti con modalità indicative tipiche dell’agire illecito di Mancuso (ovvero per usucapione o, talvolta, quale verosimile corrispettivo di attività di carattere usuraio), approfittando dello stato di bisogno dei legittimi proprietari e sfruttando la forza del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento alla famiglia Mancuso.

L’acquisto dei terreni per usucapione è un’altra modalità assai frequente in cui si manifesta il potere intimidatorio dei Mancuso, che sfruttando l’egemonia sul proprio territorio, occupano abusivamente i terreni, esercitandovi a titolo gratuito attività agricola, assicurandosi la percezione di contributi pubblici erogati dall’Arcea ed acquistandoli successivamente con il decorso del tempo, sfruttando l’inerzia dei legittimi proprietari, che si guardano bene dall’intentare cause civilistiche, per il timore di subire minacce e ritorsioni.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE