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La Questura di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – La Polizia di Stato di Vibo Valentia, a conclusione di complesse indagini condotte in collaborazione con la Questura di Catanzaro e con il Servizio centrale operativo e con il coordinamento dalla Procura antimafia di Catanzaro, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 31 persone. La cosca colpita nell’operazione è quella cosiddetta dei “piscopisani”, così chiamata perché ha la sua base operativa nella frazione Piscopio di Vibo Valentia.

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Le persone coinvolte nell’operazione sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa; estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso; detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, lesioni pluriaggravate, intestazione fittizia di beni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

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Nell’operazione, denominata “Rimpiazzo”, sono stati impiegati oltre 200 poliziotti a Vibo Valentia e altri nelle province di Reggio Calabria, Palermo, Roma, Bologna, L’Aquila, Prato, Livorno, Alessandria, Brescia, Nuoro, Milano e Udine.

Lo scontro con i Mancuso

Secondo quanto é emerso dalle indagini, condotte dalla Squadra mobile di Vibo Valentia, i “piscopisani” volevano subentrare alla cosca dei Mancuso nella gestione degli affari criminali in tutto il comprensorio di Vibo Valentia, comprendente, oltre al capoluogo, le frazioni Vibo Marina, Porto Salvo e Bivona. Il tentativo dei “piscopisani” di spodestrare i Mancuso fu la causa di uno scontro tra i due gruppi che provocò anche alcuni omicidi.

Cocaina spacciata anche a Palermo

Secondo quanto ricostruito, il clan vibonese spacciava cocaina anche nelle piazze di Palermo. I “Piscopisani”, considerati responsabili di una lunga serie di delitti nella frazione vibonese da cui prendono il nome, erano un clan in ascesa, con l’ambizione di competere con la cosca Mancuso di Limbadi, una delle più agguerrite del panorama mafioso calabrese, egemone sulla provincia vibonese. Gli uomini del questore Andrea Grassi sono riusciti a ricostruire l’organigramma del clan, inquadrando ruoli e funzioni.

Di particolare rilievo investigativo, il fatto che l’organizzazione riuscisse a piazzare cocaina a Palermo, a dimostrazione del ruolo ormai egemone che la ‘ndrangheta svolge nel trattare grossi quantitativi di droga a livello internazionale, rifornendo anche territori dove sono presenti altre mafie.

L’aiuto di “sorella omertà”

La chiamano “sorella omertà”, perché assisteva i familiari dei detenuti ed i latitanti, offrendo loro supporto in varie forme nei momenti di difficoltà. Si tratta di una donna il cui ruolo è stato documentato nell’ambito dell’operazione “Rimpiazzo” della Polizia di Stato. Il clan aveva una base operativa a Bologna, dove sono state sequestrate armi ad esso riconducibili.

Gratteri: la violenza dei piscopisani

Nel corso della conferenza stampa, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha affermato: «La cosca dei Piscopisani è un clan violento, solo apparentemente minore rispetto al clan Mancuso di Limbadi ma in realtà estremamente pericolosa e che si era messa in testa di scalzare e sostituirsi ai Mancuso». Per smantellare il clan è stato fondamentale, secondo Gratteri, il supporto di investigatori romani: «Qui – ha detto – il dipartimento ha inviato i migliori investigatori che hanno dimostrato di essere uomini di parola, e l’operazione di oggi è un lavoro di sintesi tra tutte le parti».

La soddisfazione di Salvini

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha commentato l’operazione: «Grazie alle nostre forze dell’ordine e agli inquirenti, operazioni di questo tipo mandano un segnale preciso ai clan: c’è tolleranza zero, lo Stato è più forte di voi».

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