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Salvatore Stambé

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VIBO VALENTIA – Colpo di scena nella vicenda del pentimento di Salvatore Stambé (LEGGI LA NOTIZIA DEL PENTIMENTO).

Il 43enne, esponente apicale dell’omonima famiglia originaria di Gerocarne, nelle Preserre Vibonesi, i cui numerosi componenti si sono trasferiti nella provincia astigiana, ha infatti ritrattato tutto nel giro di pochi giorni. Tutte le dichiarazioni rese alla Direzione distrettuale antimafia di Torino, tutti i verbali sotto firmati e controfirmati, tutte le parole, gli episodi.

Tutto ormai inservibile ai fini processuali. Le motivazioni ufficiali non sono state rese note, tuttavia, secondo quanto filtra, la decisione dell’ex collaboratore di giustizia, risiederebbe in circostanze di tipo psicologico.

Uno stato emotivo che l’ha portato a ritrattare ogni cosa attraverso due lettere redatte di recente ed indirizzate ai sostituti procuratori antimafia della città sabauda, Stefano Castellano e Paolo Cappelli che stavano seguendo il caso e che avevano coordinato l’operazione “Barbarossa”, sfogo operativo dell’omonima inchiesta contro la famiglia Stambé ed altri sodalizi calabresi stanziali nella vasta e fiorente area delle Langhe.

A confermare la circostanza è stato anche nuovo il legale di fiducia di Salvatore Stambé il quale ha riferito che il suo assistito si trova attualmente recluso presso l’istituto penitenziario di Ancona in attesa di fare ritorno presso quello di Torino, dove si trovava prima di avviare quel breve percorso collaborativo con la magistratura inquirente.

Ed è qui che attenderà l’inizio dell’udienza preliminare, unitamente alle altre 29 persone, alcune delle quali suoi parenti (il fratello Angelo e i nipoti Michele e Daniele) mentre altre sono ritenute esponenti di spicco delle ’ndrine dell’astigiano: i Catarisano (Giuseppe e suo figlio Ferdinando) e gli Emma (Vincenzo, Enea Adriano e Giuseppe).

Salvatore Stambè viene indicato all’interno della “Locale” di Asti come colui il quale svolgeva ruoli di promozione, direzione ed organizzazione, in quanto interveniva per comporre le tensioni ed i dissidi tra gli associati, trattando e confrontandosi con esponenti di vertice della associazione, come Vincenzo Emma e Rocco Zangrà, promuoveva e favoriva l’affiliazione di altri partecipi, nonché il conferimento di doti superiore a persone già affiliate, partecipava ed impartiva direttive in occasione di alle dinamiche relative ai momenti essenziali per la vita dell’associazione (sempre la spedizione punitiva nei confronti di Picone e Ritrovato, la discussione in merito alla posizione di singoli associati e loro collocazione nelle strutture delocalizzate della ‘ndrangheta), e infine impartiva le direttive per la realizzazione del programma criminoso e ne discuteva le modalità di attuazione, decideva e partecipava alla realizzazione dei reati fine.

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