Un sequestro di droga
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e del Servizio centrale d’investigazione sulla criminalità organizzata (Scico), con la collaborazione di diversi Reparti sul territorio nazionale, hanno eseguito tra Calabria, Campania, Lombardia, Liguria e Puglia, 23 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Catanzaro nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, aggravata dalla modalità mafiosa e dalla detenzione di armi.
Gli arresti fanno seguito ai fermi eseguiti il 28 gennaio scorso, quando le indagini coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e pm Annamaria Frustaci, hanno consentito di disarticolare una complessa organizzazione dedita al traffico internazionale di droga, capeggiata, secondo l’accusa, dai fratelli Salvatore Antonino, Giuseppe e Fabio Costantino, esponenti di spicco della famiglia di ‘ndrangheta Mancuso di Limbadi.
LA SCHEDA: TUTTI I NOMI DELLE PERSONE ARRESTATE
Il Gip, dovendosi esprimere sulla richiesta di misure cautelari avanzata dalla Dda, ha ravvisato l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di 30 degli indagati, emettendo ordinanza per 23 (21 in carcere, uno ai domiciliari ed uno da obbligo di presentazione alla pg).
Nei confronti di sette indagati rimessi in libertà dal gip in occasione della convalida del fermo, il gip distrettuale si è espresso diversamente, ritenendo il pieno coinvolgimento degli stessi nei fatti contestati.
Secondo il gip distrettuale, le indagini della Guardia di finanza hanno consentito di accertare l’esistenza di «un’organizzazione delinquenziale che, agendo in un contesto mafioso, poneva in essere condotte di allarmante gravità in una logica deviata di predominio criminale».
È infatti emerso come sia la compravendita «all’ingrosso» di grosse partite di cocaina dal Sudamerica, sia gli affari intrattenuti con i principali cartelli maghrebini per l’importazione di grandi quantità di hascisc, siano stati agevolati dalla nota appartenenza dei principali indagati a potenti famiglie di ‘ndrangheta. Dalle indagini è emerso che, per raggiungere il loro scopo, i Costantino si affidavano a navigati broker, uno dei quali, ritenuto dagli investigatori tra i più abili, Michele Viscotti, di origine foggiana, si sarebbe incontrato più volte la trafficante venezuelana Clara Ines Garcia Rebolledo.
Secondo gli investigatori, dall’indagine è emersa in maniera lampante «l’estrema ramificazione delle moderne ‘ndrine che ha consentito alla ‘ndrangheta di disporre di numerosi e floridi canali di approvvigionamento che ne hanno accentuato la pericolosità e l’invasività. La vocazione transnazionale ha rinsaldato affaristici rapporti tra la malavita calabrese e quelle sudamericane, olandesi, spagnole e nordafricane, consentendo un abnorme ampliamento delle zone d’influenza, in molti casi, con l’esportazione del modello organizzativo tipico dei territori d’origine, nelle zone nazionali maggiormente sviluppate, determinando il predominio sulle similari associazioni delinquenziali nazionali e/o estere».
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