Il procuratore Nicola Gratteri
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – «Questa indagine dimostra le maglie larghe della legge consentono di aprire siti internet per la rivendita di semi di marijuana light». Lo ha riferito questa mattina in conferenza stampa il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, commentando l’operazione antidroga “Giardini segreti” (LEGGI I PARTICOLARI) che ha portato all’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare.
Sulla questione della legalizzazione delle droghe, il magistrato ha rilevato gli effetti devastanti che l’assunzione dello stupefacente ha avuto nei confronti di una ragazza: «Una persona devastata a livello cerebrale, incapace di stabilire lo spazio-tempo-distanza. In questa indagine, siamo riusciti, per la prima volta, ad oscurare un sito internet che si occupava della vendita migliaia di semi di canapa indiana, sequestrando e chiudendo oltre 12 negozi in tutta Italia. Ovviamente, semi da collezione, e qui sta l’ipocrisia della norma e le sue maglie larghe, cioè la possibilità di poter vendere questo tipo di merce. In cosa consisterebbe la collezione di 10mila semi? Di fatto, questa inchiesta, si è riusciti a dimostrare che dietro questo sito e i negozi, era possibile acquistare in modo sistematico, anche all’ingrosso, per avere poi ulteriori sconti in un’ulteriore rivendita».
Gratteri ha delineato la figura di Emanuele Mancuso: «In oltre trent’anni di carriera non ho mai conosciuto nessuno come Emanuele Mancuso così esperto nella tecnica di coltivazione e trattazione della marijuana. Lo possiamo definire un agronomo criminale».
«Mancuso conosceva i dettagli della coltivazione e produzione non solo della marijuana in campo aperto, ma anche in vaso – ha aggiunto – in assenza di luce naturale. Veramente un grande esperto. Ha deciso di diventare collaboratore di giustizia fornendoci un saggio delle sue conoscenze che abbiamo utilizzato a coronamento di questa inchiesta. Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso ci hanno consentito di dimostrare non solo la paternità di queste enormi coltivazioni in provincia di Vibo».
Il dirigente della Squadra Mobile, Giorgio Grasso, si è soffermato sui dettagli dell’indagine rilevando, in particolare, come «la manodopera fosse stata affidata dagli indagati a migranti che si occupavano della coltivazione e al taglio delle piantine, 26mila delle quali sequestrate e distrutte nel corso di questi ultimi tre anni, a riscontro dell’attività intercettiva, con un giro d’affari milionario: si presume infatti che il volume si aggiri sui 26 milioni di euro».
Il questore Andrea Grassi ha sottolineato «il lavoro investigativo importante portato a termine dalla Squadra Mobile di Vibo. Ciò che colpisce in questa inchiesta è la capacità criminale-imprenditoriale e la modernità della famiglia Nancuso: il fare acquisti online, l’utilizzo di droni per controllare gli appezzamenti di terreno in cui erano state messe a dimora le piantine, e infine l’impiego di manodopera a bassissimo costo».
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