Rosaria Scarpulla durante un momento di calma in Prefettura
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – La signora Rosaria Scarpulla, unitamente al suo legale di fiducia, l’avvocato Giuseppe De Pace, ha attuato una protesta in Prefettura per chiedere l’assegnazione del servizio di scorta e di poter organizzare il rientro del marito da Palermo, dove fino a ieri è stato ricoverato a seguito dell’esplosione dell’autobomba che lo scorso 9 aprile ha ucciso il figlio Matteo (LEGGI LA NOTIZIA), a Limbadi, e per la quale sempre ieri la Dda di Catanzaro ha arrestato sei persone (LEGGI LA NOTIZIA) appartenenti alle famiglie Mancuso-Di Grillo, del luogo.
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La signora lamenta di non soltanto di non essere stata ricevuta da alcuno ma che da stamani il corpo di guardia ha ricevuto disposizioni di non farla salire. Disposizione estesa a tutti i cittadini. Non sono mancati i momenti di forte tensione, con la donna che ha cercato, unitamente al proprio avvocato, di forzare la porta a calci e pugni, prima di essere calmata dagli agenti della Digos.
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«È questa il palazzo di vetro di cui tanto si parla? Queste sono le istituzioni vibonesi che respingono una persona in grave pericolo di vita. Così come hanno ucciso mio figlio, uccideranno anche me, visto che c’è ancora una persona libera», ha affermato la Scarpulla. «Chiedo protezione ma mi viene negata, chiedo un aiuto per poter raggiungere mio marito e riportarlo qui, e anche questa possibilità mi viene negato. Ma in che Paese siamo? Il procuratore della Dda, Nicola Gratteri (LEGGI LE DICHIARAZIONI DI NICOLA GRATTERI SUGLI ARRESTI PER L’OMICIDIO DI MATTEO VINCI) esorta la gente oppressa a denunciare, ma se le conseguenze sono queste, allora come si può avere fiducia in quelle istituzioni che dovrebbero tutelarti?».
Alla protesta ha assistito anche il testimone di giustizia Salvatore Barbagallo che ha lamentato di «non essere stato ricevuto per la terza volta in pochi giorni dai funzionari. È una vergogna che un palazzo come la Prefettura allontani chi chiede udienza»
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