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SAN CALOGERO (VIBO VALENTIA) – C’è una prima, possibile svolta nelle indagini sulla morte di Sacko Soumaila, il migrante ucciso nelle campagne tra San Calogero e Rosarno da una persona che ha sparato da lunga distanza uccidendo il giovane e ferendo altri due immigrati (LEGGI LA NOTIZIA). L’indagato è un uomo di 43 anni, Antonio Pontoriero, residente proprio a San Calogero.
Nel corso del pomeriggio i Carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di San Calogero hanno notificato, ad un uomo del posto, “avviso della persona indagata” e contestuale “notifica di accertamenti tecnici non ripetibili” per l’omicidio del 2 giugno del maliano Soumayla Sacko, emesso dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia che coordina le indagini.
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Gli esami irripetibili riguardano gli esami autoptici sul corpo della vittima e non si esclude anche lo “stub”, per verificare se l’uomo ha sparato. Si tratterebbe, secondo le prime indiscrezioni, di un quarantenne residente nella zona. L’autopsia sarà svolta dal medico legale Katiuscia Bisogni, a cui sarà conferito l’incarico nelle prossime ore.
La notizia della svolta nelle indagini arriva nel giorno in cui anche l’aula del Senato, riunita per la fiducia al Governo, ha tributato un ricordo alla vittima (LEGGI).
Secondo quanto trapela, la persona indagata è il nipote di uno dei soci della società proprietaria della ex fornace in cui è avvenuto il delitto. All’indagato, assistito dall’avv. Franco Muzzopappa, gli investigatori sono risaliti già nell’immediatezza del fatto. Infatti, poche ore dopo il delitto e dopo avere sentito la testimonianza dei due feriti, all’uomo sono stati sequestrati l’auto Fiat Panda bianca descritta dai due cittadini del Mali ed i vestiti e sarebbe anche già stato sottoposto alla prova dello stub i cui risultati saranno noti agli inquirenti nei prossimi giorni.
Secondo il racconto dei migranti feriti, a sparare era stato un uomo arrivato con una Fiat Panda che aveva fatto fuoco dalla strada che sovrasta la fornace ad una distanza di una settantina di metri. A uno dei feriti, nelle ore successive al delitto, era stata mostrata una persona con indosso dei vestiti che il teste ha detto essere identici a quelli indossati dallo sparatore.
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