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La sede Aterp di Vibo Valentia

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L’accusa è di distrazione dei fondi ex Gescal

VIBO VALENTIA – La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiesto il rinvio a giudizio per le 16 persone accusate di una presunta distrazione dei fondi ex Gescal allo scopo di acquistare la sede Aterp di Vibo.

Gli indagati compariranno il 10 maggio prossimo davanti al gup Lorenzo Barracco in occasione dell’udienza preliminare che vede come parte offesa lo Stato (rappresentato dall’avvocatura dello Stato); il Ministeri del Tesoro, del Bilancio e della programmazione economica; la Regione Calabria, l’Aterp e l’Agenzia delle entrate di Vibo Valentia.

A rischiare il processo, con le accuse, a vario titolo, di abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, omesso versamento dell’Iva, truffa in concorso, falso ideologico, e, in quest’ultimo caso, con l’aggravante di aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro, ovvero per conseguire o assicurare a sé o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo, vi sono anche rappresentanti della politica, oltre a funzionari pubblici e imprenditori. Tra gli indagati figura Pino Gentile, nella qualità di ex assessore regionale ai Lavori pubblici, il quale, in concorso con Domenico Pallaria, dirigente generale del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, avrebbe violato una serie di norme di legge sui fondi Gescal. Analoga contestazione nei confronti di Antonio Capristo, in qualità di dirigente del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, mentre Nicola Bosco, Vito Caglioti e Nicola Barbuto sono chiamati in causa perché, nella qualità di membri del Collegio dei revisori dei conti dell’Aterp, avrebbero omesso di esercitare i loro poteri di controllo su alcune delibere aventi ad oggetto l’acquisto della sede.

Stessa accusa, in relazione però ad altre delibere, anche per Giuseppe Pepe, Presidente del collegio, e Michele Montagnese. La contestazione mossa, invece, nei confronti dell’allora commissario Tonino Daffinà riguarda la sua mancata astensione dalla procedura di acquisto dell’immobile dalle eredi Cannatelli, prendendo accordi con le proprietarie e concordando con loro il prezzo di acquisto. Per Emilio Minasi, Giuseppe Raffele e Luciano De Pascali l’ipotesi di reato contestata é il concorso in abuso d’ufficio in qualità di membri della commissione di gara per aver omesso di effettuare i dovuti controlli in ordine alla veridicità di quanto dichiarato dalla Dgs Srl nonché sull’effettivo possesso da parte della medesima società dei requisiti previsti dal bando di gara.

Nell’elenco di coloro per i quali é stato chiesto il rinvio a giudizio figurano, infine, Giuseppe Romano, direttore dell’Aterp fino al novembre 2011; Serafino Fiamingo, al tempo Revisore unico dei conti dell’Agenzia, e Nazzareno Guastalegname, legale rappresentante della «Dgs» srl insieme al socio Antonino Stagno.

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