Adriana Musella, presidente di Riferimenti
2 minuti per la letturaLa presidente Musella: «Impossibile continuare nel nostro impegno, è la sconfitta dello Stato»
VIBO VALENTIA – I beni confiscati alla cosca Mancuso di Limbadi ed affidati al coordinamento antimafia “Riferimenti” tornano al mittente, cioè allo Stato. A darne notizia è la stessa presidente del movimento, Adriana Musella, che ha chiesto, al riguardo, un incontro al prefetto di Vibo, Guido Longo. La decisione di rinunciare alla gestione dell’università Antimafia – fa sapere l’interessata – nasce dall’impossibilità di «continuare nel nostro impegno. Hanno voluto così e così sia. Questa non è la nostra sconfitta ma quella dello Stato di diritto. A questo Stato, e alla causa, siamo coscienti di avere già dato e tanto, forse troppo e lo abbiamo fatto perché ci abbiamo creduto. Oggi però non più. Il capitolo antimafia che ci ha visti coinvolti, termina qui. Per noi parla e parlerà la storia. Ai posteri l’ardua sentenza».
Il riferimento della Musella è all’inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria per una presunta distrazione di fondi.
L’università antimafia, sorta «su proposta progettuale» della Musella, è stata istituita in uno stabile confiscato al clan Mancuso e avrebbe dovuto ospitare studenti da tutta Italia e con l’Erasmus anche dai paesi Europei. Un progetto didattico-formativo al quale avevano aderito con appositi protocolli, l’Università della Calabria, la Confapi, la Fondazione Caponnetto e l’associazione premio Giorgio Ambrosoli e questo avveniva «dopo anni di lotte ad ostacoli e due amministrazioni comunali cadute. Tuttavia – aggiunge la presidente dell’associazione della gerbera gialla – il giorno seguente alla consegna dell’immobile, da parte della Prefettura di Vibo al Coordinamento, un articolo metteva in discussione la corretta attività dell’associazione e la relativa gestione di fondi pubblici. Ne è seguita un’indagine giudiziaria che ha visto indagata la stessa presidente, oggetto di una gogna mediatica senza precedenti».
Da qui, pertanto, la decisione di restituire i beni allo Stato.
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