Un'aula di tribunale
1 minuto per la letturaVIBO VALENTIA – «L’istruttora dibattimentale non ha sovvertito la prova emersa già alla fase cautelare, anzi ha irrobustito il già cristallizzato quadro probatorio». È la frase con cui il pm Annamaria Frustaci ha anticipato le richieste di pena al processo “Purgatorio” che vede imputati per concorso esterno in associazione mafiosa i due ex dirigenti della Squadra Mobile di Vibo, Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò, e per associazione mafiosa, per aver agevolato il clan Mancuso di Limbadi, l’avvocato Antonio Galati, accusato, unitamente a Rodonò di rivelazione di atti coperti da segreti investigativi.
L’ultima parte della lunga ed articolatissima requisitoria del rappresentante della Dda in aula, durata quasi 23 ore e spalmata su 4 udienze, si è conclusa, dunque, con le richieste di condanna avanzate nei confronti dei tre imputati: 7 anni e 8 mesi a carico del penalista vibonese, 6 anni per Lento e 6 anni e 6 mesi nei confronti di Rodonò.
In aula si tornerà il prossimo 7 febbraio per le conclusioni dell’avvocato Pisani in rappresentanza della Provincia di Vibo, costituitasi parte civile, mentre i colleghi Romualdo (per il Ministero dell’Interno, la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione) e Callipo (Comune di Limbadi) l’hanno fatto già nella giornata odierna; allo stesso tempo inizierà la girandola degli interventi delle difese dei tre imputati con gli avvocati Sergio Rotundo e Guido Contestabile (per Galati); il 16 sarà la volta degli avvocati Armando Veneto e Rita Fenio (per Rodonò) e il 23 dell’avvocato Maurizio Nucci (per Lento). Quindi eventuali repliche del pm e sentenza a chiudere un’istruttoria durata quasi tre anni e mezzo.
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