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La fiaccolata in memoria di Francesco Prestia Lamberti

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Occorrerà capire se Alex Pititto, anche lui 15enne, sarebbe stato lucido nell’uccidere il suo amico

MILETO (VIBO VALENTIA) – Può un minorenne di 15 anni, condurre in una trappola uno dei suoi migliori amici e ucciderlo a sangue freddo con due colpi di pistola, lasciare il corpo in un’isolata campagna e tornare a casa come se nulla fosse? È abbastanza cosciente e “maturo”, a quell’età, per poter fare tutto ciò?

A queste ed altre domande, sulla medesima falsariga, sarà chiamato ad esprimersi il consulente nominato dal gup distrettuale del Tribunale dei minori di Catanzaro per comprendere se il 15enne Alex Pititto sia stato scientemente in grado di poter sparare mortalmente al suo coetaneo ed amico Francesco Prestia Lamberti la sera del 21 maggio di quest’anno. Un omicidio orribile per le modalità e gli attori della vicenda consumatosi in località “Vindacito”, isolata zona costellata di ulivi nel territorio di Mileto dove la vittima sarebbe stata attratta a seguito di un inganno messo in atto dal giovane imputato.

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Il motivo? Ancora non è del tutto chiaro se si tratti di questioni sentimentali (la ragazza di Pititto era molto amica con Prestia) e se sotto ci sia qualcosa di più che possa aver frantumato in modo così tragico l’amicizia tra vittima (la cui famiglia è assistita dall’avvocato Giovanni Vecchio) e presunto carnefice. Così come non è chiaro se al momento del delitto ci fossero altre persone oppure se effettivamente l’esecuzione – come sostengono i carabinieri – sia avvenuta in quel luogo deserto e buio e non invece in città come alcune voci sostengono dopo aver udito degli spari la stessa sera del delitto.

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Insomma, sul caso, interrogativi ancora ve ne sono. Passando alle certezze, vi è da dire che la Procura dei minori di Catanzaro aveva chiesto il giudizio immediato a carico di Pititto (figlio di Salvatore Pititto, di San Giovanni di Mileto, nel gennaio scorso coinvolto ed arrestato nell’operazione della Dda di Catanzaro denominata “Stammer” contro il narcotraffico internazionale) e la difesa, nelle persone degli avvocati Gianfranco Giunta e Giuseppe Monteleone, aveva optato per il rito abbreviato. Si è giunti così all’udienza di ieri con il gup che d’ufficio e con parere contrario del Pm ha deciso la nomina di un consulente per sgomberare il campo da ogni dubbio e stabilire il grado di maturità del minore e, soprattutto, capire se al momento del delitto questi fosse in possesso della capacità di intendere e volere. Perito che riceverà formalmente incarico all’udienza del 20 dicembre prossimo.

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