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Una fase degli arresti

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Ha raccontato di aver appreso la circostanza direttamente dai due vibonesi arrestati: Cristian Loielo e Nicola Figliuzzi

VIBO VALENTIA – Il verbale è quello dell’11 ottobre del 2012. Daniele Bono, componente del clan dei Patania di Stefanaconi, si era pentito da poco svelando i retroscena della faida tra la famiglia alla quale era affiliato e il rivale gruppo dei Piscopisani.

Ma non solo, sentito dall’allora Pm della Dda di Catanzaro, Simona Rossi e dall’ufficiale di pg, il pentito ha svelato le modalità dell’uccisione di Giuseppe Canale, i cui responsabili sono stati arrestati oggi (LEGGI).

Bono raccontava di aver appreso la circostanza direttamente dai due vibonesi arrestati: Cristian Loielo e Nicola Figliuzzi, anche loro sodali della consorteria dei Patania. “Sto Cristian – riferisce Bono – doveva accorgersi che si è fermato a due metri dal… doveva puntare la pistola sulla testa, lui l’ha preso in una gamba, gli ha sparato cinque, sei colpi con sto revolver 38… Era dietro Nicola con due caschi e gli spara, prende pure un vecchio, un passante. Sto Giuseppe Canale si alza e se ne va, se ne scappa ferito alla gamba e Nicola l’ha seguito a piedi perché non lo doveva lasciare vivo, quindi ha lasciato Cristian là… Allora sto Canale correva nella via, nel vialone, no? …e gli butta i bidoni quelli dell’immondizia quelli di plastica in mezzo alla strada. Nicola lascia il motorino… Giuseppe, dice, che gli sembrava che era caduto con il motorino e si è girato, come si è girato Nicola lo ha sparato in testa, sì, dopo si è avvicinato là e gli ha buttato tutti i colpi addosso». Con quale arma chiede la il pm Rossi, una calibro 9×21 risponde Bono per come ha appreso la circostanza: «Poi Cristian è riuscito ad andarsene a piedi, ha nascosto la pistola in un posto… in un parco di cui mi ha fatto vedere dopo nel mese di ottobre, mi fa: “Andiamo a prendere…?” No, siamo andati là… sì, siamo andati là e mi fa: “Ora che ti faccio vedere dove sono andato…” Mi ha fatto vedere da dove se n’è andato e fa: “L’arma l’ho messa là in quel posto là…” Faccio: “Vabbè, lasciala là…” E’ depositata su un albero, pure il casco».

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