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La conferenza stampa dell'operazione

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SERRA SAN BRUNO – Quattordici persone sono state raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ed eseguita dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e delle stazioni dei comuni interessati in quanto ritenute responsabili del reato di “Produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti” nello specifico marijuana e cocaina.

I provvedimenti, per lo più arresti domiliari, sono stati emessi al termine delle indagini condotte dall’Arma e partite dall’arresto di un 24enne di Serra San Bruno, Davide Tassone, eseguito, nel novembre 2015 (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO ARRESTO), dai Carabinieri che, nel corso di un controllo, hanno sorpreso il giovane con 70 grammi circa di marijuana nascosta nella propria vettura.

I militari sono riusciti a ricostruire una fitta rete di scambi di marijuana e cocaina, nonché del relativi proventi, messa in piedi da 16 soggetti, di cui 14 destinatari del provvedimento emesso dal gip, molti dei quali di Serra San Bruno e operanti almeno dall’aprile 2014, nei comuni di Serra San Bruno (VV), Brognaturo (VV), Capistrano (VV), Perugia e Gonzaga (MN). 

Tra i destinatari del provvedimento anche un esponente della famiglia dei Mancuso di Limbadi (VV), l’unico irreperibile dei 14, che nel quadro investigativo è risultato tra i fornitori dello stupefacente.

I provvedimenti sono stati notificati nei comuni di Serra San Bruno, Monterosso Calabro (VV), Cardinale (CZ), Isca sullo Jonio (CZ), Santa Caterina dello Jonio (CZ), Nicotera (VV), Catanzaro, Reggio Calabria, Santa Eufemia d’Aspromonte (RC), Firenze e Gonzaga (MN) e «hanno consentito di assestare un durissimo colpo alla rete di spaccio sul territorio delle Serre Vibonesi».

I DETTAGLI DELL’INDAGINE: DETERMINANTE WHATSAPP

Sono state le numerose chat di Whatsapp a spalancare agli uomini del capitano Mattia Ivano Losciale e del maresciallo Massimiliano Staglianò le porte di un mondo di illiceità, fatto di foto di piantagioni, di video, di scambi di denaro e di molto altro ancora. Tutto è confluito nell’informativa redatta dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e portata a sintesi dal pm Filomena Aliberti nella richiesta di custodia cautelare nei confronti dei 16 indagati ma scremata, parzialmente, dal gip che di misure ai domiciliari ne ha emesse 14, concordando tuttavia con gli esiti del castello probatorio imbastito da due anni a questa parte, da quando cioè venne fermato, nel novembre del 2015, di Davide Tassone.

Da lì, più precisamente dal sequestro dei 70 grammi di marijuana e soprattutto dal cellulare, del giovane partì tutto. Un’azione investigativa che si è evoluta nel giro dei mesi successivi e che ha portato all’acquisizione di chat e foto di Whatsapp degli smartphone di altri indagati, tra questi nuovamente Tassone che ha cercato, non riuscendoci, di distruggere il dispositivo che “scottava”. Ed infatti, incrociando i dati, le conversazioni, le foto e i video con i tabulati e gli appostamenti, nella più tradizionale delle indagini, gli uomini della Benemerita sono riusciti a ricostruire la rete dello spaccio individuando tutti i soggetti. Non una struttura verticistica anche se tre, sostanzialmente, erano i punti di riferimento: Tassone, Damiano Mamone e Simone Musolino.

Attorno a loro ruotava tutta l’attività di compravendita dello stupefacente, marijuana, che veniva (prodotta essenzialmente nelle Serre) e in qualche caso cocaina, con gli acquirenti che arrivavano anche dal Soveratese, dal Reggino oppure erano presenti in altre regioni d’Italia dove la sostanza giungeva tramite i corrieri, in un giro d’affari consistente.

«L’epicentro è la zona delle Serre mentre l’ipocentro è il solito contesto di degrado socio-economico agganciato ad un profilo di sottocultura malavitosa delinquenziale che cerca di arricchirsi attraverso il ricorso allo stupefacente: marijuana e cocaina», ha affermato il procuratore capo di Vibo, Bruno Giordano nel corso della conferenza stampa nella quale ha tributato il giusto apprezzamento ai carabinieri di Serra e alla collega Aliberti «per il brillante e faticoso lavoro svolto». Resta, ancora latitante Emanuele Mancuso, con le ricerche estese anche in altri centri della provincia, al quale viene contestato un solo episodio.

QUESTI I NOMI DEGLI INDAGATI:

  1. Mamone Damiano
  2. Tassone Davide
  3. Musolino Simone
  4. Gimigliano Giovanni Maria
  5. Garieri Angelo
  6. Candido Francesco Attilio
  7. Valenti Cristian Francesco
  8. Spatola Fernando
  9. Emanuele Nino
  10. Delfino Manuel
  11. Gamo Giuseppe
  12. Mancuso Emanuele
  13. Cannizzaro Francesco
  14. Tounsi Piera
  15. Cunsolo Marco
  16. Tino Vincenzo
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