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L’accusa è che avrebbero favorito linee di credito ad alcune società appartenenti a due componenti del Cda e del collegio sindacale.
VIBO VALENTIA – Una presunta appropriazione indebita per un valore di 1,5 milioni di euro. È questa la contestazione precisa avanzata dal pm Barbara Buonanno nei confronti dei 16 i destinatari dell’avviso di conclusione di un’inchiesta tesa ad accertare eventuali irregolarità nell’attività dei vertici dell’ex Banca di credito cooperativo di Maierato. Un’indagine che aveva preso le mosse alla fine di aprile del 2015 e che aveva già registrato l’iscrizione di varie persone sul registro degli indagati (numero poi salito) accusate anche di violazione del Testo unico del sistema bancario ed associazione a delinquere (contestazione, quest’ultima caduta).
Nei giorni scorsi il Quotidiano del Sud aveva dato la notizia dell’avviso di conclusione degli accertamenti investigativi, adesso è in grado di fornire l’elenco dei nomi delle persone raggiunte dal provvedimento. Si tratta di Filippo Barbieri, 80 anni, di Maierato; Alessio Domenico Basile, 67 anni, di Pizzo; Domenico Antonio Bilotta, 83 anni, di Capistrano; Francesco Borello, 87 anni, di Francica; Francesco Cardona, 51 anni, di Zagarise (Cz); Ernesto Clerici, 76 anni, di Lomazzo (Co); Calogero Di Mino, 70 anni, di Montemaggiore Belsito (Pa); Gabriele Fusca, 38 anni, di Vibo; Giuseppe Fuscaldo, 49 anni, di Vibo; ario Maiorana, 48 anni, di Curinga; Paolo Marcello, 49 anni, di Sant’Onofrio; Franco Maruccio, 58 anni, di Maierato; Antonio Raffaele, 53 anni, di Soriano Calabro; Maria Giuseppina Serrao, 60 anni, di Maierato; Leonardo Tirone, 72 anni, di Maierato.
Nell’avviso di conclusione delle indagini viene specificato come Antonio Raffaele, in qualità di consigliere dell’Istituto di credito, nonché amministratore unico della Pianeta Casa Srl e socio accomandatario della “El Primero Sas”, insieme ad Ernesto Clerici (direttore generale della Bcc), i consiglieri Barbieri, Basile, Alessio, Betrò, Bilotta, Borello, Cardona, Cascasi (non indagato) e Di Mino e i componenti del collegio sindacale Fusca, Fuscaldo, Maiorana, Marcello, Maruccio, Serrao e Tirone, avrebbero procurato un ingiusto profitto consistito nell’ottenere concessioni di credito per le società che Raffaele amministrava concedendo o prorogando linee di credito/affidamenti alle stesse in violazione delle norme stabilite dagli istituti di credito ed in presenza di criticità, realizzando, di fatto, un’arbitraria disposizione dei beni della banca a profitto di terzi. In questo modo gli indagati si sarebbero appropriati di 937mila euro, pari all’esposizione debitoria complessivamente concessa alle due società. In particolare, Raffaele avrebbe omesso di astenersi nell’adozione delle delibere nonché di fornire indicazioni esatte in ordine allo stato economico-finanziario delle società, il dg Clerici non avrebbe esercitato i poteri di controllo non rilevando situazioni di criticità, e i componenti del Cda e del Collegio sindacale avrebbero approvato le delibere per la concessione dei 937imla euro. L’altra contestazione riguarda il credito alla Vetromed Spa di Tony Bilotta per una somma di 808mila euro con medesime condotte contestate.
L’inchiesta era nata da accertamenti condotti dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria che aveva passato al setaccio atti e documenti al fine di accertare presunte irregolarità emerse nel corso di un’ispezione della Banca d’Italia, i cui esiti erano stati poi trasmessi alla Procura vibonese. Tra i rilievi mossi ai vertici dell’istituto, il fatto che la banca fosse sprovvista di un sistema antiriciclaggio nonché irregolarità nella gestione del credito che avrebbero avvantaggiato soggetti vicini o comunque riconducibili al management della banca stessa.
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